TORRE DEL GRIFO: quale destino per il centro sportivo?

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Torre del Grifo, Catania

Durante gli anni della Serie A, oltre ai risultati conseguiti sul campo ed una politica gestionale diametralmente opposta a quella vissuta nell’ultimo periodo, uno dei principali motivi di vanto del Calcio Catania 1946 è stato il centro sportivo di Torre del Grifo. All’epoca dell’inaugurazione (2011) il Village era una in assoluto una delle infrastrutture sportive migliori non soltanto della nostra penisola ma anche dell’intero continente. In molti, dai commissari tecnici della nazionale a rappresentanti della federazione, visitarono la struttura rimanendo estasiati da questa opera architettonica, definendola analoga (se non addirittura superiore) a quelle possedute dai grandi club internazionali.

Nei pensieri del duo Pulvirenti-Lo Monaco il centro sportivo avrebbe dovuto lanciare definitivamente il Calcio Catania verso palcoscenici intercontinentali, attraverso lo sviluppo di un florido settore giovanile dal quale attingere in maniera sempre più consistente non soltanto per far crescere e maturare giovani talenti, ma anche, e soprattutto, per poter realizzare una serie di rilevanti plusvalenze che avrebbero auto-finanziato il club verso il consolidamento duraturo nella massima serie. Struttura fruibile ed utilizzabile dall’intera comunità. Infatti oltre ai quattro campi di calcio regolamentari (2 in erba sintetica e 2 in erba naturali), la foresteria, la sede generale della società ed altre zone riservate unicamente a Prima Squadra e Giovanili, furono costruiti anche un centro medico e riabilitativo, palestre, piscine, bar, spa, parrucchiere ed il negozio ufficiale del club (il Catania Point).

Nel periodo di massimo splendore il Village produceva utili non indifferenti, fornendo ulteriore liquidità ad una proprietà non certo ricchissima ma piena di idee e competenza. Purtroppo dal 2013 in poi le decisioni e la gestione condotta dai proprietari del club non sono state all’altezza degli anni precedenti, facendo ricadere il Catania dentro una spirale negativa ed un vortice debitorio che hanno strangolato fino alla morte il sodalizio di Via Magenta. Da risorsa quasi inestimabile e fondamentale per il club, il Village si è progressivamente trasformato in una “zavorra” dalla quale disfarsi al più presto visti gli altissimi costi di gestione e la carenza di introiti. La scoppio della pandemia non ha certamente agevolato il compito ma l’aver abbandonato al proprio destino il centro sportivo è stato un errore davvero imperdonabile.

Con il fallimento del club e la gestione provvisoria della curatela si sperava in una possibilità di rilancio innanzitutto del titolo sportivo, ma anche questa possibilità è naufragata dinnanzi all’assenza totale di investitori seri. In molti si sono domandati se nei bandi d’acquisto promulgati dal Tribunale il mancato inserimento del centro sportivo sia stato fatale e decisivo, ma a livello prettamente giuridico inserire il Village nel processo di salvataggio del solo ramo sportivo d’azienda non era un’operazione fattibile. Adesso con la scomparsa definitiva del Calcio Catania 1946 anche il prossimo avvenire del centro appare incerto e nebuloso, con il Credito Sportivo che (insieme alla curatela) dovrà decidere a chi concedere la struttura, a quali condizioni e dietro quali garanzie.

Per la prima volta dalla propria nascita dunque le strade del Catania e del suo fiore all’occhiello infrastrutturale potrebbero non incrociarsi più, sebbene, nel caso in cui il club venga rilevato da una proprietà forte ed ambiziosa, non possa nemmeno essere esclusa l’ipotesi di un accordo diretto o di un canale preferenziale tra il nuovo Catania e l’istituto bancario, in modo tale da ricostruire quel telaio vincente che, con una governance adeguata, potrebbe riportare il principale sodalizio calcistico cittadino nuovamente nel calcio che conta.

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