A MENTE FREDDA: l’analisi del match disputato dal Catania contro il Castrovillari

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La cinquina è servita. Continua la marcia trionfale del Catania, forte di una rosa composta da Under e Over che si confermano di qualità e all’altezza della piazza, con il Lamezia Terme che prova a tenere il passo dei rossazzurri condividendo la vetta della classifica del girone I di Serie D.

Il 4-0 maturato contro il Castrovillari mette in risalto il numero di gol realizzati ma soprattutto la prestazione in crescendo dell’Elefante, calatosi completamente nella categoria. Il popolo rossazzurro si gode una squadra preparata atleticamente che ha saputo reggere alle insidie di un calendario con tanti impegni ravvicinati. Merito anche dell’ampiezza della rosa e di un allenatore come Giovanni Ferraro che dimostra di avere padronanza nella gestione del gruppo.

Alla vigilia del campionato si temeva il rischio che tanti galli nel pollaio potessero alterare in qualche modo gli equilibri di spogliatoio. Invece il mister ha a disposizione una rosa di uomini consapevoli dell’importanza della maglia che indossano e della missione da compiere, a prescindere da chi gioca. I colori rossazzurri sono ben rappresentati da una squadra vera, che sa soffrire e al tempo stesso esaltarsi. Catania-Castrovillari ha sancito il conseguimento di una vittoria limpida, mai messa in discussione. Neanche quando, in alcuni frangenti del primo tempo, gli ospiti hanno provato coraggiosamente ad affacciarsi nell’area di rigore etneo attraverso un paio di insidiose ripartenze. In una di queste il solito Bethers si è fatto trovare pronto, firmando anche lui il successo.

Castrovillari con discrete individualità – vedi Bonofiglio, Longo ed il play Cosenza per citarne alcune -, veloce sugli esterni, tatticamente organizzato e che ha tenuto botta nel primo tempo, contro un Catania andato spesso al cross ma che faticava a superare il muro rossonero sapientemente costruito. Nella ripresa l’Elefante ha mantenuto il pallino del gioco, ma l’ingresso di due pedine ha fatto la differenza: Marco Palermo e Vincenzo Sarno. Il centrocampista, subentrato ad un Lodi come sempre abile a dettare i tempi, ha assicurato più gamba e propensione all’inserimento.

Centrocampo meno statico, manovra più rapida, ficcante ed efficace, maggiore attacco alla profondità. Il lampo di Sarao che ha permesso al Catania di sbloccare il match ha sgretolato il castello calabrese, fino a demolirlo con la classe del già citato Sarno e la verve in fase offensiva di Jefferson, a cui è bastata circa mezz’ora per trafiggere i lupi, prima trasformando impeccabilmente un calcio di rigore, poi finalizzando al meglio una splendida azionale corale. Sulle ali dell’entusiasmo, il Catania ha giocato e divertito nel secondo tempo.

A risultato praticamente acquisito, Ferraro ne ha approfittato per assumere una disposizione tattica differente basata sul 4-2-3-1, mettendo dentro anche Giovinco. Soluzione che può tornare utile. Con il potenziale offensivo aumentato, i rossazzurri hanno preferito non infierire su un avversario ormai fuori dalla partita. Raccogliendo i meritati applausi dei 15mila presenti al “Massimino”. Spettacolo in campo e sugli spalti, alchimia sempre più forte tra squadra e tifosi. Euforia a mille per un Catania che prosegue il duello a distanza con il Lamezia, fornendo nuove incoraggianti risposte.

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