AVV. RAPISARDA: “Catania, piace la cura dei dettagli. Siamo in Serie D, c’è ancora da sudare e lottare”

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Riprendiamo alcuni estratti di vari pensieri espressi via social dall’avvocato Giuseppe Rapisarda, tifoso ed opinionista vicino alle vicende del Catania. Dal gradimento nei confronti dell’operato societario per la cura dei dettagli alla sottolineatura di un campionato non semplice e che i rossazzurri non hanno ancora vinto, quindi il richiamo alla massima attenzione in vista del girone di ritorno:

“Piace la cura dei dettagli. L’imminente ingresso come coordinatore della preparazione atletica della prima squadra e delle giovanili del prof. Petralia è una buona notizia. Così come lo è ampliare strategicamente i punti di promozione del merchandising rossazzurro. La mano sapiente di Carra si vede tutta. Una società gradualmente si costruisce da ciò che può sembrare un particolare ma che tale non è. Mano a mano si prende il meglio di ciò che c’era prima o che il mercato della competenza può offrire così come si lascerà gradualmente ciò che è compromesso col passato, anche alla luce di strascichi giudiziari ancora da chiarire e che verosimilmente presenteranno il conto già in questi primi mesi dell’anno. Intanto si deve andare avanti. A partire dal rendere Nesima non solo campo dove allenarsi ma un piccolo gioiello dotato di quei conformts necessari come palestra e sala medica utili alle necessità dello staff tecnico”. 

Sul lato sportivo non vi è nulla di scontato. “Non lo è perché fin quando la matematica non ci darà ragione siamo in D e qui dobbiamo ancora sudare e lottare”. Non lo è perché, riferendosi alla figura di Giovanni Ferraro, “questo allenatore è un brav’uomo, un professionista perbene. Non discuto di cifre tecniche perché non ho la presunzione di poterlo fare. È stato chiamato per vincere il campionato dilettanti, lo sta facendo, non lo ha ancora fatto, lasciamoglielo fare nella più assoluta serenità e con il sostegno dovuto a chi indossa i nostri colori. Non è affatto tempo per discettare sul domani”.

“Ci saranno inevitabilmente altri momenti difficili come in Cilento e lì, da grande tifoseria ed ambiente più maturo che nel passato, dovremo essere pronti tutti a tendere la mano, spronare i ragazzi, incalzarli sul piano dello impegno, incoraggiarli come se non ci fosse un domani. Chi crede di averlo già vinto, questo campionato non lo conosce affatto. Niente ci è dovuto per il solo fatto di chiamarci Catania. Avevo 30 anni quando il Catania giocò in D. Poi la mia generazione fece 4 anni di C2. Ricordo ogni singola partita di allora… Guai, maledizione, guai a sentirsi arrivati…”.

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