Abbiamo intervistato il giornalista di Live Sicilia Anthony Distefano relativamente alla programmazione della prossima stagione del Catania.
Il Catania viaggia veloce verso la nuova stagione. Cambio di denominazione e anche di guida tecnica. Che tipo di allenatore ti aspetti venga scelto?
“Credo di non dire nulla di nuovo se affermo che questa è una Società che è al lavoro dal 27 giugno dell’anno scorso. Da quando, cioè, mister Ross Pelligra presentò a Palazzo degli Elefanti il suo team dopo la radiazione che la piazza aveva subito appena qualche mese prima. Per il resto, il metodo di lavoro di questo Catania è molto anglofono: obbiettivo, intervento e, infine, risultato. Un lavoro di semina che avviene nel massimo riserbo. Sull’allenatore sono stati molto chiari: tentare un altro salto di categoria con un gioco offensivo. Mi aspetto un allenatore che abbia il 4-3-3 nel Dna“.
Come hai recepito la notizia dell’addio di Giovanni Ferraro?
“Rimango tra quelli che avrebbero dato un’altra chance a mister Ferraro. Se l’era guadagnata sul campo e fuori, per come ha gestito la rosa e per il comportamento tenuto lontano dal rettangolo di gioco anche in un anno pieno solo di gioie: ha ricevuto tanto da Catania ma, va detto, anche lui ha dato tanto a Catania. Però comprendo la dirigenza che è dirigenza perchè è chiamata a fare delle scelte ed a perseguire i risultati. A prescindere da chi tra pochi giorni verrà annunciato, sarà stata una scelta maturata per vincere il Campionato di Serie C“.
Quali sono le insidie più significative per il prossimo campionato?
“La C è la traversata di un deserto che non conosce oasi o punti dove puoi tirare il fiato. E noi ne sappiamo qualcosa. Non puoi distrarti o permetterti il lusso di sottovalutare un avversario: devi stare in campo con la giusta miscela di giovani che hanno fame e con l’esperienza di uomini che non ne facciano passare una. Personalmente, non ritengo che la difficoltà del campionato di Serie C è conseguenza del blasone delle squadre che ci giocano: in Serie C, più di qualunque altra categoria, conta l’approccio. Se non lo capisci, fai solo figuracce. Ma non sarà il caso del Catania“.
Ritieni questa proprietà possa replicare quanto di buono fatto in Serie D anche in terza serie?
“Io credo molto, ma come tutti del resto, nel lavoro condotto dalla proprietà. Laneri ha fatto uno scouting straordinario e con Grella, ora che si conoscono meglio, l’intesa può essere la carta vincente del presente. Cito anche Carra che tante volte fa un lavoro silenzioso ma determinante“.
Da quali giocatori ripartiresti il prossimo anno tra quelli in rosa per la stagione appena conclusa e su che tipo di profili punteresti per il “nuovo” corso?
“Non mi va di fare una classifica o una esclusione da Grande Fratello. Mi limito a dire che alcuni profili che hanno trovato poco spazio in Serie D, paradossalmente, potrebbero essere più incisivi in C per il tipo di campionato“.
Un tuo commento in merito alle strutture calcistiche presenti in città. Ritieni che sfruttando il Cibalino e il Massimino per gli allenamenti i problemi di natura programmatica e organizzativa del settore giovanile siano risolti?
“C’è molto da fare sul fronte delle strutture. Gli sforzi degli ultimi anni non colmano l’arretratezza nella quale si trova oggi Catania. Recuperare il Massimino è importante? Certamente sì (peccato, però, che non si sia previsto un intervento all’impianto di amplificazione). Recuperare il Cibalino è importante? Certamente sì. Ma tutto questo può bastare? Ovviamente no. Il Catania tra prima squadra, settore giovanile e formazione femminile ha bisogno tra gli 8 e gli 11 campi di calcio. Domanda: dove si trovano? Ecco perchè Pelligra ha confermato più volte di voler intervenire personalmente. Cosa che, abbiamo capito, farà. Certo, il mio pensiero va alle squadre dilettantistiche o amatoriali della città: anche loro fanno calcio, anche loro svolgono nel piccolo una funzione sociale, ma non hanno certo molte risorse per poter intervenire. E questa non è esattamente un’altra storia“.
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