IL CATANIA DI RICCARDO GAUCCI: le parole dei protagonisti presenti all’evento, raccogliendo l’abbraccio dei catanesi

Al Centro Commerciale Porte di Catania, spazio ad alcune grandi firme del recente passato rossazzurro nel corso del dibattito “Il Catania di Riccardo Gaucci, da Taranto alla battaglia al Palazzo”. Per i tifosi è stata l’occasione di riabbracciare il Presidente Gaucci che gestì il club dal 2000 al 2004 ma anche due grandi ex attaccanti come Alessandro Ambrosi e Lulù Oliveira, oppure l’ex difensore Gennaro Monaco. Presenti, inoltre, due allenatori dell’epoca: Vincenzo Guerini, che adesso gestisce un’attività di ristorazione al centro di Acireale, e Maurizio Pellegrino. In un clima generale di festa con momenti ricreativi, di divertimento e spensieratezza si è parlato delle vicende del Catania legate alla promozione in B dopo la finale di ritorno dei play off giocata a Taranto e anche del caso Martinelli e della conseguente battaglia legale che i Gaucci condussero al fianco di Catania e del Catania mantenendo la B, costringendo l’allora presidente federale Carraro ad ampliare il numero delle squadre portandolo fino a 24. TuttoCalcioCatania.com, presente sul posto, ha raccolto le dichiarazioni salienti degli ex rossazzurri, i quali hanno anche voluto rivolgere un pensiero all’indirizzo dello storico tifoso Ciccio Famoso, ritenendolo “emblema del Catania”:

GENNARO MONACO“Catania mi ha dato qualcosa di fantastico. Io ho vissuto per tanto tempo a Catania, ho mille ricordi di questa città. Catania mi legherà per tutta la vita. Sono stato sempre voluto bene da tutti. Ho potuto esprimere il mio carattere, ero il portavoce della città nello spogliatoio. Riuscivo a trasmettere il calore di Catania ai compagni. Lo scorso anno feci 50 anni, ricordo che Michele Fini, un grande ex Catania, scrivendomi su Whatsapp mi disse che io per lui rappresentai la persona più importante della sua vita perchè gli diedi quella forza morale che poi ha portato con sè. Michele è un uomo vero e mi ha fatto complimenti inestimabili. Lucarelli disse che i tifosi sarebbero dovuti andare al Bingo lo scorso anno? Adesso non allena più nemmeno a Livorno, ci sarà un motivo. Non ha capito la città. La pressione di Catania, poi, è una cosa bellissima che ti aiuta a dare il mille per mille venendo ripagato per l’eternità”.

RICCARDO GAUCCI – “Emozioni grandissime. Non ho parole per esprimere quello che oggi ho provato tornando a Catania dopo 16 anni, rivivendo momenti indimenticabili. Con la mia famiglia sono sempre stati momenti importanti e molto intensi. Tengo sempre dentro di me la promozione ottenuta a Taranto dopo 15 anni, non potrò mai dimenticare cosa trovai al ritorno in Sicilia. 15mila persone che ci aspettavano, che hanno gioito, sofferto. Momenti che mai dimenticherò, impossibile. Clima molto caldo allo stadio Iacovone? Infernale, una guerra trovammo. La squadra lo sapeva, l’avevamo preparata nei minimi dettagli. Siamo andati a Taranto consapevoli del fatto che avremmo trovato un clima infuocato, ce ne hanno fatte di tutti i colori. Ricevemmo anche aggressioni personali, questo ci ha caricato ancora di più. Quella B impressa nel loro campo, poi, ha dato ancora più stimoli alla squadra. Caso Martinelli? Forse quello che è successo quest’anno al Catania è paragonabile a quel che accadde a noi. Vincemmo alla CAF e non si sa perchè la Federazione s’inventò di riunire una Corte Federale che ci fece perdere i punti necessari per mantenere la B. Noi ci sentimmo derubati, abbiamo difeso la B in tutte le sedi opportune calcistiche e fuori dal campo. Dopo mille battaglie e centinaia di migliaia di euro spese, alla fine siamo riusciti a mantenere la cadetteria. Il mio più grande rammarico è stata la fine del rapporto con il Catania. La mia famiglia era anche proprietaria del Perugia, in quel momento storico ci fu una forte discussione familiare tra di noi. Se avessimo portato 2-3 giocatori importanti avremmo conquistato la A, però le decisioni familiari furono diverse ed io dovetti vendere il Catania”.

“Erano altissime le aspettative. Ricordo come se fosse ieri il primo giorno in cui arrivai a Catania. C’era tantissima gente ad accogliermi. E’ stato un amore a prima vista. Capì che la città avesse bisogno di un obiettivo importante da raggiungere. Il primo anno partimmo malissimo, cercammo di risollevarci con giocatori importanti. Con mister Guerini rincorsa incredibile, purtroppo al primo anno perdemmo la finale di Messina. L’anno successivo abbiamo dato veramente tutto quello che avevamo dentro. E siamo arrivati a raggiungere l’aspetto più bello della mia presidenza, la promozione in B. Se io un giorno tornerò ad essere Presidente del Catania? Sono a Malta adesso, presiedo il Floriana. Nella vita mai dire mai. Comunque quest’anno il Catania, anche se non sta facendo grandi prestazioni, è terzo. Noi nell’anno della promozione arrivammo proprio terzi vincendo i Play Off. Secondo me nulla è perduto. Si può fare ancora tanto. In questo momento, però, devo essere sincero dicendo che non ci sono i presupposti affinchè io faccia ritorno a Catania”.

“C’è una grande differenza tra Malta e l’Italia. A Malta il Presidente è quello che deve tirare fuori i soldi ma non è il proprietario del club, a Malta lo sono i tifosi. C’è un modo di gestire completamente diverso. Ogni anno ci sono le elezioni ed il Presidente se si comporta bene viene confermato. Sono passati cinque anni adesso, qualcosa di buono abbiamo fatto. La società era fallita, l’abbiamo portata ai Preliminari di Europa League. In Italia fare il Presidente è una cosa non tanto diversa da allora ma cambiano gli introiti. Gli introiti di 15-20 anni fa oggi sono completamente diversi. In Serie A e B introiti maggiori, in C niente. Adesso ci sono i diritti televisivi che incidono in misura notevole”.

LUIS OLIVEIRA – “Bello tornare in una città così calda e bella. Quanti ricordi e gol. La ‘danza’ di Palermo, le reti siglate ai rosanero che restano le mie preferite… Alla fine la cosa importante era buttarla dentro. La testa viene prima di tutto, i piedi dopo. Nel Catania attuale le punte faticano a segnare? E’ un momento particolare quando una squadra non riesce a finalizzare con i propri attaccanti. L’attaccante pensa soprattutto a fare gol, questo è un grandissimo errore. A me è successo a Firenze di rimanere a digiuno per sette giornate. Non dormivo, pensavo soprattutto alla domenica per fare quello che ero abituato a fare. Trovai però un allenatore che mi diede fiducia, Malesani. Lui mi ha tranquillizzato. Mi ha dato tantissima fiducia, dopo 8 giornate mi sbloccai facendo poi 15 gol. Non sono momenti facili, un allenatore deve essere in grado di capire anche la situazione. Io consiglio di allenarsi con grande volontà e semplicità, sapendo che se non tiri in porta non fai mai gol. E questo lo diceva mio padre”.

VINCENZO GUERINI – “Purtroppo la finale di Messina diede ragione ai peloritani. Chi vince ha sempre ragione, ma io ho portato dentro il ricordo di questa città. Sono stato talmente bene che ho trovato moglie e casa a Catania. Mi sono ambientato alla grande e ringrazio la città per l’accoglienza ricevuta. Il gesto di Simeone in Champions League con la Juventus? E’ stato poco sportivo ma difendo sempre la categoria, immagino il suo stato d’animo in quel momento. Adrenalina al massimo. Anch’io a volte non mi riconoscevo guardandomi in televisione, talmente forte è lo stress che provi. E’ un gesto brutto ma chi ha praticato questa professione sa qual è l’importanza di quel tipo di partita e come arrivi a quella gara. Io ero più matto da giocatore, da allenatore non tanto. Una volta a Firenze mandai a quel paese tutto lo stadio. La pressione può giocare brutti scherzi? Se temi la pressione non puoi fare questo mestiere. E’ il sogno di tutti quando c’è tanta pressione, io mi preoccupavo quando vedevo poca gente allo stadio…”.

ALESSANDRO AMBROSI – “Mancavo da tantissimo tempo da Catania, 18 anni. E’ bello tornare in questa città. Non tutti mi riconoscono per via dei capelli però… E’ stato un periodo fantastico. Peccato solo per l’epilogo di quella stagione e la mancata prosecuzione dell’avventura a Catania. Problema gol per il Catania attuale? Chiaramente gli attaccanti hanno un proprio carattere e va gestito in modo diverso. Dovere dimostrare qualcosa fa ottenere l’effetto inverso. Quando la punta non trova la porta, deve restare tranquilla e rendersi utile in altri modi. Piano piano la giocata ed un pizzico di fortuna fanno sì che torni a svilupparsi quell’alchimia che riporta al gol. Bisogna evitare la ricerca a tutti i costi della rete, mantenendo la giusta serenità”.

MAURIZIO PELLEGRINO – “Tanti bei ricordi mi legano al Catania. Quando in questa città vedi la gente felice, si è sempre contenti. Sono eventi che lasciano il segno, da ricordare profondamente. La mia esperienza con Ciccio Graziani? L’impatto è stato piuttosto energico, però avevo una grande fortuna. C’era la base di una squadra formata da uomini veri, giocatori forti, gente con gli attributi, un club che mi sosteneva. Già dal primo allenamento ho acquisito quel minimo di credibilità attraverso il lavoro. C’erano da preparare per bene le partite rimanenti. Ci siamo chiusi in noi stessi. Abbiamo avuto una spinta ulteriore da parte dei tifosi e siamo andati avanti, abbiamo lavorato e pensato a quattro gare significative, forti, verissime facendo una grande impresa. L’emblema sono stati i 90′ a Taranto. La squadra ha dimostrato quanta personalità e valori avesse. Per me è stato un lavoro faticoso ma anche molto lineare. Una grande felicità ma grazie a tutti, a giocatori veramente straordinari come pochi”.

“Oggi si è perso un pò di quel calore umano dove la passionalità dei tifosi era accompagnata da mille aspetti. Andare allo stadio era un rito, un ritrovo importante per una famiglia. Oggi è tutto cambiato, si ha a disposizione la tv, una risonanza pazzesca di fronte anche a piccoli gesti che vengono messi in risalto in maniera clamorosa. La televisione ha preso talmente piede che si fa fatica a staccarsi da questi rapporti e ne risente l’affluenza allo stadio. All’estero gli stadi sono pieni. Evidentemente qualcosa stiamo sbagliando”.

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LEGA PRO: incontro con club e comuni per infrastrutture

Nota ufficiale Lega Pro

La Lega Pro ha organizzato un incontro con club e amministrazioni comunali sul tema dei criteri infrastrutturali per la stagione 2019-2020. Si terrà presso la sede a Firenze, martedì 26 febbraio.

Nel corso della riunione verranno illustrate le novità, che riguardano gli impianti nei quali le società di Lega Pro potranno disputare le gare ufficiali nella prossima stagione e le relative scadenze.

“I requisiti infrastrutturali sono una condizione imprescindibile per l’ottenimento della Licenza Nazionale – dichiara Francesco Ghirelli, Presidente Lega Pro– e, conseguentemente, per l’iscrizione al prossimo campionato”.

“Il confronto – continua Ghirelli– servirà anche a rendere noti i progetti di natura sia tecnica che finanziaria, avviati dalla Lega Pro per fornire un supporto ai club interessati ad interventi di adeguamento dell’impianto al fine di poter rispondere alle scadenze previste per l’iscrizione al campionato Serie C 2019/2020”.

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BALATA (Pres. Lega B): “Dal 2020-21 Serie B a 18 squadre”

Mauro Balata, Presidente della Lega B, torna sulla composizione del format del campionato cadetto rilasciando le seguenti dichiarazioni ai colleghi de Il Tirreno:

“Il format della Serie B? La forza derivante dall’unità in Lega, mai verificatasi in passato, ci fa tenere una posizione coerente verso quello che è il percorso di riforma già iniziato che possa, attraverso una riduzione degli organici, portarci a una A e una B a 18 squadre e due gironi di C da 20 squadre. Dopo 17 anni la serie B tornerà al formato originario a 20 squadre e se ci saranno posti vacanti andranno a società cadette retrocesse per scorrimento della classifica. E dal 2020/21 arriveremo al format a 18 che i nostri club hanno votato all’unanimità”.

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ESCLUSIVA – Ambrosi: “Catania, adesso conta solo vincere. Non importa chi segna e l’estetica. A Viterbo non sarà una passeggiata”

Ai microfoni di ‘Radio Studio Italia’, in collaborazione con TuttoCalcioCatania.com, è intervenuto telefonicamente Alessandro Ambrosi, doppio ex di Catania e Viterbese soffermandosi su vari aspetti:

Alessandro, oggi sarai presente alla Mostra dello Sport Catanese. Quali sensazioni per te?
“Per me è un piacere, ho l’occasione di tornare a Catania dopo una ventina d’anni. Sono davvero felicissimo, incontrerò vecchi amici ritrovando una città che porto sempre nel cuore”. 

Passiamo alla realtà del Catania, l’attacco fatica a segnare con regolarità ed il gioco latita. Come la vedi?
“L’attaccante vive di momenti. A volte le cose vanno per il meglio, in altre occasioni i gol non arrivano. L’importante è non intestardirsi nel cercare la rete. Come vengono, vengono. Basta che i gol arrivano. Soprattutto in questa fase della stagione. Conta che il Catania vinca e basta. Tralasciamo chi segna. Anche se segnasse l’arbitro (ride, ndr). I rossazzurri devono vincere, provare questa rimonta difficile ma bisogna crederci. Pensando solo ed esclusivamente a portare a casa il risultato, a prescindere da tutto”.

C’è un ex compagno di squadra che hai particolarmente apprezzato e vedresti bene in questo Catania?
“Ai miei tempi si parlava di un altro calcio. Sarebbe difficile individuarne uno solo. Fu un’annata fantastica, attraverso quel gruppo vennero gettate le basi da cui poi arrivarono tutti i successi del Catania. Si rivelò il punto di partenza, sfiorammo quasi un’impresa. Purtroppo quella finale Play Off persa col Messina brucia ancora, ma era un gruppo importante e l’anno successivo il Catania salì in B”.

Hai vissuto anche un’esperienza alla Viterbese, quale ricordo conservi?
“Anche lì fu un’annata eccezionale. Siglai 18-19 reti, militavo in una categoria diversa ed ero nella fase calante della carriera, Viterbo è una cittadina, rappresenta un bacino d’utenza molto ridotto, un’altra realtà a confronto con Catania. Anche lì il calcio è seguito ma sono due parametri totalmente diversi. Mi sono trovato comunque bene a Viterbo con società e tifosi”.

Catania sulla carta favorito a Viterbo, ma tu sai benissimo che queste non sono affatto partite semplici…
“Sarebbe da matti andare a Viterbo pensando di passeggiare. E’ un campo difficile e la squadra allestita è competitiva, fastidiosa da affrontare. Ma al Catania conta poco l’estetica, servono praticità e concretezza, anche vincere sporco se si vuole mettere pressione alla capolista”.

Catania e Viterbese sono state coinvolte nel caos estivo, che idea ti sei fatto di quanto successo?
“Dove stiamo giocando, al bar? Neanche nei campetti di periferia succedono determinate cose, vedi anche il 20-0 del Cuneo alla Pro Piacenza. Alla fine pagano sempre i tifosi, coloro che ci mettono il cuore. Campionato falsato. Ogni anno è sempre così purtroppo”. 

Quali gol rossazzurri i più belli che ricordi?
“Tutti. Forse, se proprio devo scegliere, dico la rete del 2-0 contro l’Avellino ai Play Off. Più che altro perchè è stata molto significativa, in quanto dovevamo recuperare il ko dell’andata. Fummo costretti a vincere e quel gol ci diede la sicurezza dell’approdo in finale”.

Alle Universiadi hai avuto il primo approccio con Catania. Portò bene, alla luce della tua futura esperienza rossazzurra…
“Vincemmo. Fu un crescendo eccezionale. Nessuno s’immaginava quello che poi diventò la reale portata dell’evento. Feci anche una tripletta contro l’Olanda, ricordo un gruppo incredibile anche quello. Si trattò del mio primo approccio con la Sicilia. Fu un battesimo che mi ha portato ad avere la fortuna di giocare in una piazza importante come Catania, anche se solo per 20 partite”. 

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CATANIA: dubbi in attacco e quale modulo domenica?

Valutazioni sullo schieramento offensivo di partenza a Viterbo

Mister Andrea Sottil non ha ancora sciolto le riserve. Sarà 4-3-1-2 o 4-3-3 a Viterbo e con quali interpreti in avanti? L’utilizzo del sistema di gioco anti-Viterbese dipenderà anche dallo schieramento iniziale che intende adottare la formazione gialloblu. Nel primo caso Lodi verrebbe nuovamente collocato sulla trequarti di campo, nel secondo agirebbe da mezzala come accaduto in occasione di Catania-Paganese. Nell’eventualità che Sottil opti per una coppia d’attacco, spazio a due tra Marotta, Curiale e Di Piazza. Qualora propendesse per un tridente offensivo, quasi certo di giocare dal 1′ Manneh insieme con due dei tre giocatori sopra citati, a meno di sorprese (Sarno verso la panchina, ndr).

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CALABRO (all. Viterbese): “Ko a Siracusa? Da quando sono qua, sempre ottimi risultati. Adesso ripristiniamo energie”

Il tecnico laziale sulla sconfitta del “De Simone”

L’allenatore della Viterbese Antonio Calabro a commento della sconfitta riportata contro il Siracusa. Ecco quanto si legge su tusciaweb.eu:

“Nelle ultime sei partite di campionato abbiamo fatto tredici punti. Da quando sono qua, la squadra ha fatto ottimi risultati e anche questa sconfitta può generare situazioni positive, se la prendiamo come insegnamento. Mi preoccupa solo ripristinare le energie fisiche e nervose. Ma sia chiaro: non voglio trovare l’alibi della stanchezza, né per me né per la squadra. È chiaro che quando si perde vengono fatti degli errori, ma se fossimo riusciti a pareggiare, come contro la Cavese, staremmo di nuovo qui a parlare di grande reazione e di Viterbese che non molla mai. Il Siracusa è una squadra molto insidiosa in certe situazioni e noi sull’azione del gol ci siamo fatti trovare impreparati. Ma vi garantisco che non abbiamo preso sottogamba l’impegno, anche perché non siamo nelle condizioni di prendere sottogamba nessuno”.

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VITERBESE – CATANIA: quote “1 X 2”, cosa dicono le agenzie di scommesse…

Ospiti leggermente favoriti

Dopo la sconfitta riportata a Trapani e la vittoria ai danni della Paganese, Catania impegnato allo stadio “Enrico Rocchi” per affrontare la Viterbese in occasione della 28/a giornata di Serie C. Confrontando le quote “1 X 2” di alcune delle più importanti agenzie di scommesse sportive, la partita si presenta dal pronostico leggermente favorevole ai rossazzurri ma in un contesto di sostanziale equilibrio. La quota “1” mediamente più diffusa è pari a 2.85, il segno “X” a 2.90, il “2” a 2.50.

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VITERBESE – CATANIA: valore mercato rose a confronto

Differenza di meno di un milione

Come di consueto, la nostra redazione confronta il valore di mercato della rosa del Catania con quella dell’avversario di turno, la Viterbese, attraverso dati raccolti presso Transfermarkt. La valutazione dell’organico rossoazzurro sarebbe pari a 6.08 milioni di euro: Federico Angiulli, Francesco Lodi (400mila), Matteo Pisseri (350mila), Davis Curiale (325mila), Matteo Di Piazza e Marco Biagianti (300mila) i calciatori economicamente più rappresentativi della squadra di Andrea Sottil. Per quanto concerne la Viterbese, invece, la rosa a disposizione di Antonio Calabro avrebbe un valore pari a 5.13 milioni. Davide Luppi (600mila), Simone Palermo (375mila), Diego Cenciarelli (325mila), Daniele Mignanelli, Jari Vandeputte (300mila) e Simone Sini (275mila) i giocatori con la valutazione più elevata all’interno della squadra laziale.

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TORRE DEL GRIFO: a giorni ospiterà club svizzero

Si tratta di una società dilettantistica

Come spesso accade, Torre del Grifo Village ospita in ritiro formazioni italiane ed estere. Nei prossimi giorni ci sarà spazio per una squadra straniera. Si tratta dell’Herzogenbuchsee, società dilettantistica che milita nella Terza Lega svizzera (settimo livello su una scala di 9) e lavorerà per un breve periodo di tempo nella struttura di proprietà del Calcio Catania per preparare la seconda parte del campionato. Il club in questione rappresenta un comune svizzero di 7.140 abitanti del Canton Berna, nella regione dell’Emmental-Alta Argovia.

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SOTTIL: “Torino con problemi di gol? Attaccanti devono essere più sbarazzini e supportati dal collettivo…”

Il tecnico rossazzurro parla delle difficoltà in zona gol dei granata, simili a quelli del Catania

Abbiamo parlato a più riprese delle difficoltà in fase realizzativa che sta incontrando il Catania, nonostante il potenziale offensivo di cui la squadra dispone. In Serie A la stessa lacuna emerge nel caso del Torino. La redazione di torinogranata.it ha chiesto proprio al tecnico del Catania Andrea Sottil, ex difensore torinista, come ovviare al problema fornendo risposte già note ai tifosi etnei:

“Il discorso degli attaccanti che fanno pochi gol va sempre visto nel collettivo, anche se è chiaro che gli attaccanti vivendo negli ultimi venti metri sono loro gli interpreti delle gestualità dentro l’area. Penso che il Toro abbia degli attaccanti forti e in grado in qualunque maniera di fare gol, ma è sempre il collettivo che deve metterli in condizione di segnare. Mazzarri, che è un ottimo tecnico, sarà lui a dare questi input. Gli attaccanti sono una “razza” un po’ particolare e hanno dei periodi nei quali entrano in un vortice negativo e poi, magari, basta un gol anche rocambolesco e si sbloccano”.

“Il collettivo deve supportarli di più e la ricerca da parte degli attaccanti di essere un po’ più sbarazzini, più spregiudicati, più arroganti calcisticamente parlando. Per arroganza intendo osare, mettere qualche cosa in più in termini di provare magari dei tiri, dei colpi che in questo momento, forse, sono bloccati nel farli. Dando un’interpretazione più generale, quando si parla di fase realizzativa gli attaccanti devono essere innescati con una certa continuità”.

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