Catania, l’esorcista e i fantasmi del passato

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Pablo Cosentino, Catania

I numeri del Catania con la stagione che prende una strana piega…

Che qualcuno, se può, chiami un esorcista. Già perché le presenze maligne a volte ritornano, e quando lo fanno sanno essere spietate, visita dopo visita. La premessa è d’obbligo in una situazione come questa, il disfattismo va riposto nel cassetto, ma sulla scrivania i numeri, le statistiche e i risultati difficilmente ingannano rispetto ai reali momenti di una squadra.
Il 25 ottobre è la data spartiacque tra due cammini diversi, difficilmente assimilabili alla stessa squadra. 2 punti a partita di media con 16 conquistati sul campo, 14 gol fatti e appena 6 subiti in 8 giornate di campionato. Poi, il buio. 6 gare disputate e 6 punti portati a casa, segnando 5 gol e subendone 6. Da scintillante il Catania sembra diventato “mediocremente normale” di chi deve svolgere il minimo sindacale per salvarsi senza risparmiare ai suoi sostenitori qualche patema d’animo.
Ora torniamo all’esorcista che aveva iniziato il nostro excursus numerico. Già, non appena perché questi numeri rappresentino un male da combattere, ma quanto più perché ricordano dannatamente i numeri dei fasti della gestione Cosentino. 1,17 per la precisione i punti a partita di tutta la scorsa stagione, treni inclusi, con 1,4 rete sia segnata che subita a partita. Numeri molto mediocri che hanno trovato pace solo nell’ultima giornata di campionato, prima che i fasti del 23 giugno decapitassero il Catania improvvisamente e irrimediabilmente.
Ad oggi è inutile e impossibile mettere a paragone le due annate, ma i piccoli campanelli d’allarme è bene che comincino a risuonare, anche perché il margine d’errore in Lega Pro è ridottissimo, perché da qui a tornare nel letame dei non professionisti il passo è breve. Il primo obiettivo dunque è mettere per la prima volta in questo campionato il muso fuori dalla zona rossa della classifica, il secondo è sperare di non dover ricorrere ad un esorcista per eliminare i fantasmi di un passato che, ad oggi, appare dannatamente simile al presente.