Nicola Garzieri, doppio ex di Catania e Potenza. Per lui non può essere una partita come le altre avendo totalizzato una cinquantina di presenze in rossoazzurro (anni 80′) ed un centinaio in rossoblu (anni 90′). Proprio Garzieri è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per commentare le tematiche delle due squadre.
Nicola, quanto sarà speciale per te questo incontro?
“Assisterò alla partita, sono stato invitato. E’ una gara molto particolare per me, Potenza e Catania sono i miei due amori calcistici e quindi avrei difficoltà a dire per quale squadra farei il tifo (ride, ndr). A Catania arrivai dalla Casertana con il preciso intento di effettuare il salto di categoria. Fu un onore per me vestire la casacca rossoazzurra ma, purtroppo, l’infortunio al crociato ha ostacolato il mio percorso. Il Catania mi ha pagato a caro prezzo ma non sono riuscito a dimostrare il mio talento. Ancora oggi l’amarezza c’è, conservo più di qualche rammarico. Facevo parte di un gruppo molto esperto, io ero giovane e mi trovavo bene. Catania è una città bellissima dove è nato anche il mio primo figlio. Ho colto la parte migliore di quella esperienza. Catania è rimasta e rimarrà sempre nel mio cuore ma non potrei tifare nè per il Potenza, nè per il Catania. Sarei contento per un pareggio, vedere il Catania in Serie B e se il Potenza raggiungesse i Play Off”.
Cosa non funzionò a quei tempi nel Catania?
“La società aveva allestito uno squadrone per la B. Grande spessore tecnico ma probabilmente la squadra non riuscì a calarsi nella realtà della cadetteria. Il talento non mancava in quell’organico ma forse i giovani non abbiamo retto la pressione della piazza e gli esperti del gruppo non sono riusciti a darci una mano. Anche i cambi alla guida tecnica non rappresentarono delle scelte felici”.
Che clima troverà sugli spalti il Catania?
“Potenza è un classico campo di C difficile da espugnare. I rossoazzurri devono prestare attenzione e capire bene il ritmo degli avversari in questa categoria, altrimenti rischiano. L’atmosfera sarà vibrante, il Catania troverà un ambiente infuocato. Io ero una bandiera del Potenza e so bene il clima che si respira. La città lucana sta preparando una festa incredibile e la squadra di Raffaele ci terrà a ben figurare contro il Catania davanti ai propri tifosi. Il pubblico di Potenza è meraviglioso, ha un amore viscerale verso la squadra”.
Che partita sarà allo stadio Viviani?
“Mi aspetto una partita vibrante, che il Catania entri in campo con piglio autoritario, dimostrando la sua voglia di essere il Catania mentre il Potenza deve aggredire e non snaturare se stesso giocando a calcio. Può venirne fuori una gara entusiasmante ma poi gli episodi sono determinanti. Una squadra come il Catania potrà sfruttare gli episodi mentre il Potenza punterà sull’entusiasmo del pubblico. Ti assicuro che la spinta dei tifosi rossoblu è determinante”.
C’è stato un cambio di marcia nel Potenza con l’arrivo del nuovo allenatore…
“I ragazzi hanno accolto bene il suo arrivo, seguono le idee del tecnico ma il Catania ha molta più esperienza. I rossoazzurri dovranno dettare i tempi. Incontreranno momenti di sofferenza ma anche situazioni in cui devi dimostrare di essere padrone del campo, concreto, cinico. Tutto questo è necessario in C, dove nessuna partita ha esito scontato. Devi lottare anche se affronti l’ultima della classe. La grinta, l’aggressività è prioritaria. Il Potenza però gioca anche a calcio, quindi concede qualcosa. Il Catania dovrà rispondere colpo su colpo”.
Tornando brevemente sull’esperienza vissuta a Catania e Potenza, da cosa nasce il tuo amore per i colori rossoazzurri e rossoblu?
“Io ho vissuto degli anni bellissimi a Potenza, senza riportare alcun tipo d’infortunio come, invece, succedeva a Catania. In rossoazzurro ero nel giro dell’Under 21, poi subentrarono l’infortunio, l’amarezza della retrocessione e tante altre cose. Sembrava stessi meglio, poi ecco un’altra ricaduta. Più amavo Catania e più mi facevo male. Io do sempre il meglio in quello che faccio, ancora oggi rimpiango il fatto di non avere potuto esprimere tutto il mio potenziale in Sicilia. Catania è come quando guardi l’Etna. Rimani affascinato. Io parecchie volte sono tornato giù perchè lì hanno battezzato mio figlio ed ho tanti amici. Con i catanesi ho un rapporto splendido. Io sono tifoso del Catania, a prescindere dal fatto che ci abbia giocato. Amo, in generale, le squadre meridionali. Noi al Sud purtroppo siamo sempre in ritardo rispetto ad altre realtà del Nord, sono molto meridionalista da questo punto di vista”.
Che effetto ti fa vedere il Catania in Serie C?
“E’ qualcosa che mi addolora perchè a questa città sta stretta anche la B. Ero felicissimo quando seppi la notizia del ripescaggio. La Federazione, poi, ha fatto un torto grave ad una società di rilievo come il Catania. Hanno falsato i campionati. Insieme al Palermo, Catania dovrebbe stare in A per tifoseria, amore, blasone e calore. Il tifoso etneo ama la squadra a prescindere dalla categoria ma il campionato di C è duro, non si vince con la tecnica. Serve anche gente di carattere e temperamento. In questo senso la figura di Sottil, allenatore che non scopro certamente io e conosce bene il campionato, può essere determinante per il gruppo. L’espressione del bel gioco conta fino ad un certo punto. Poi con tutte queste pagliacciate dei continui rinvii non è facile acquisire il ritmo partita. La situazione è un pò balorda ma spero che il Catania vinca il campionato senza passare dai Play Off che sono una lotteria. I tifosi sono innamorati del Catania. I giocatori devono riuscire a capire il grande amore della tifoseria catanese nei confronti della squadra. Se lo capiranno fino in fondo, avranno un’arma in più dalla loro parte”.
Quanto è dura vincere un campionato di Serie C?
“Gestire punti e risorse diventa complicato dopo gli sviluppi del caso ripescaggi con i rinvii di tante partite. Se il Catania vincerà il campionato avrà fatto una gran cosa. Non è facile abbandonare la terza serie. Guarda il Lecce, per i salentini ci sono voluti un pò di anni per lasciare la C pur avendo allestito rose di categoria superiore. Questo ti conferma le difficoltà oggettive di questa categoria così diversa dalla B”.
E’ anche un pò bistrattata la Serie C oggi, non trovi?
“Io arrivai in B dopo tanta gavetta importantissima nelle categorie inferiori. Categorie che ora sono maltrattate. Quindi fatichiamo a fare maturare i ragazzi. Ad esempio come maturano talenti in un campionato dove si registrano continui rinvii? Spero che la musica cambi in federazione con una nuova governance. La mia è una speranza e lo ribadisco, non una certezza”.
Continui a lavorare nell’ambito del calcio giovanile?
“Lo faccio ancora oggi ma soprattutto per trasmettere al ragazzo l’importanza che debba divertirsi giocando a calcio, crescere con onestà e comportarsi da uomo, con dei valori sani. Questo ormai manca. C’è troppo business oggi. I tifosi stessi si allontanano da un calcio così. Bisogna ripartire dalle basi, non per forza devi essere calciatore per diventare qualcuno. Il calcio può portarti altre cose ma non deve essere un sogno allo scopo di diventare famoso. Io conosco gente che si alza alle 5 del mattino ed io sinceramente preferisco queste persone a chi guadagna milioni. Non si deve mai mortificare la propria anima, in qualsiasi settore. Il calcio deve essere gioia, divertimento, non uno strumento per fare soldi”.
In conclusione, un messaggio ai tifosi del Catania…
“Non devono mai dimenticare che la cosa più importante non è chi indossa la maglia, ma che il Catania torni ad essere una stella del Sud per il calcio italiano. Auguro ai tifosi che torni ad essere una stella luminosa, lo spero tanto”.
Si ringrazia Nicola Garzieri per la gentile concessione dell’intervista.
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