mercoledì, 2 Luglio 2025
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LO MONACO: “Perchè continuare ad erogare lo stipendio ai giocatori? Si venga incontro ai club per evitare fallimenti”

Nuovo intervento dell’ex Amministratore Delegato Pietro Lo Monaco, ai microfoni di ‘Stadio Aperto’ su TMW Radio tornando sull’impatto del Coronavirus nel calcio italiano:

“La base rischia di essere falcidiata. Di tutte le leghe, l’unica che potrebbe rimanere in piedi è la Serie A. I problemi sono di una serietà estrema per tutti, nessuno escluso. Non è il momento di pensare alla ripresa del campionato ma di mettere un punto sul campionato in corso. Si ferma qui, non capisco le riunioni e gli accordi che si susseguono. In Belgio si è deciso di chiudere il campionato. Come è possibile immaginare una ripresa a maggio-giugno, con un mese da dare ai giocatori e poi riprendere a settembre? Si rischia di compromettere anche il prossimo campionato. Si deve pensare ad un aiuto concreto alle altre categorie. La Serie A soffrirà dei mancati introiti tv, ma la B, la C, i dilettanti, che sono la base del calcio, rischiano seriamente di scomparire. Si deve mettere un punto a questo campionato, non c’è altro da fare. Qualsiasi decisione farà morti e feriti. Ma oggi si deve mettere un punto: stop ai campionati, stop agli emolumenti”.

Deciderà l’organo federale, che lo ha già fatto in passato. Oggi le società non hanno introiti di sponsor, di botteghino, ma ci sono i costi dei giocatori. Riprendere ora diventa impossibile. Oggi non c’è prestazione. Il calciatore è un lavoratore dipendente, quando non c’è prestazione, non capisco perché la società debba continuare ad erogare lo stipendio. Format della C da rivedere? Gli introiti non devono venire solo dalla riduzione delle squadre ma da una redistribuzione del denaro in generale. Un numero contenuto di squadre aiuterebbe, ma non troppo. Serie C a 20 squadre? Andrebbe bene ma non è semplice arrivarci. Servono defiscalizzazioni, serie cuscinetto che possono fare professionismo, come la C2 lo era in passato. I modi per rilanciare il calcio ci sono, ma oggi bisogna venire incontro alle società, per evitare i fallimenti”.

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