ESCLUSIVA – Sergi: “Catania, difesa solida buon segnale. Gaucci uno dei migliori presidenti nel calcio, ma mi fece lasciare subito la Sicilia…”

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Michele Sergi

Brevissima parentesi nel 2000 con il Catania della famiglia Gaucci. Ha indossato anche la maglia della Casertana. Si tratta di Michele Sergi, doppio ex della sfida di domenica al “Pinto”. Lo abbiamo contattato telefonicamente in vista del match che vedrà opposte le due formazioni in Campania.

Hai indossato entrambe le casacche, ma Catania fu un’esperienza-lampo.
“Era l’anno dei Gaucci, provenivo dal Perugia ed era una situazione molto interessante. Lo stesso Gaucci, però, decise praticamente subito di mandarmi a San Benedetto del Tronto dove vinsi due campionati, fu l’inizio di una buona carriera per me. Catania è stato un assaggio. Io sarei voluto restare in una piazza desiderosa di vincere il campionato, ma non si poteva dire di no agli ordini di Gaucci e purtroppo la mia esperienza è durata pochissimo”. 

Nonostante questo conservi un ricordo positivo di Catania… 
“Catania è una città bellissima. Per la prima volta mi trovavo a vivere nel contesto di una grande piazza. Era motivo di gioia per me indossare quella maglia. Gaucci prese autonomamente la scelta di mandarmi a San Benedetto, in quanto alla Sambenedettese serviva un attaccante. Quando capì che non avrei trovato spazio e venni messo fuori rosa, lasciai la Sicilia ma con dispiacere perchè avrei voluto farmi apprezzare dai tifosi. Feci la prima partita a Pesaro, subentrando a 20 minuti dalla fine, nel giro di una settimana cambiarono completamente le carte in tavola e, dopo un pò di tempo, lasciai la Sicilia. A fine stagione potevo scegliere se rimanere a Sambenedetto o tornare al Catania, a quel punto decisi di restare nelle Marche perchè feci molto bene e non me la sentì di spostarmi”. 

Cosa mi dici della figura di Gaucci?
“Ricordo vari episodi. Come quando, alle 6 del mattino, ricevetti la sua chiamata perchè ero rimasto a secco di gol nelle prime gare con la maglia della Sambenedettese, si aspettava più impegno da parte mia. Con Gaucci ci si poteva aspettare di tutto. Ma il ricordo della sua figura è senz’altro positivo. Se le cose andavano male ti mandava subito in ritiro, ma poi c’era l’altra faccia della medaglia. Se vincevi dava tutto quello che poteva darti. Non faceva mancare nulla. Gli stipendi magari non arrivavano subito, ma arrivavano. Un personaggio particolare che ho imparato a conoscere, mi sono trovato veramente bene con lui. Uno dei pochi presidenti veramente in gamba nel mondo del calcio”.

Passiamo al presente rossazzurro. Catania che segna pochi gol ma con una difesa molto solida ed organizzata. Il reparto arretrato rappresenta il vero valore aggiunto di questa squadra?
“Non c’è un campionato che non si vinca con la migliore difesa. E’ sempre stato così. Se la difesa fa acqua da tutte le parti, puoi anche segnare tanti gol ma i risultati faticano ad arrivare. Una buona fase difensiva ti fortifica anche mentalmente. Poi i gol bene o male arrivano, spesso il Catania vince di misura ed è un segnale incoraggiante questo. Adesso la squadra riprende a giocare dopo la sosta che, spesso, è un’incognita ma se i ragazzi hanno lavorato bene in questo periodo non ci saranno problemi”.

Il Catania sta vedendo emergere il talento di alcuni giovani molto promettenti. Quanto è importante per il club?
“Occuparmi di settore giovanile è l’unico aspetto di cui ancora mi dedico in ambito calcistico, perchè in questo calcio vedo tante cose che non mi piacciono. Sono sempre stato convinto dell’importanza dei settori giovanili. Molti lo dicono, ma in pochi traducono le parole in fatti. O magari pretendono di vincere subito, inculcando una mentalità sbagliata ai giovani, a cui invece vanno insegnati in primis valori come lealtà e rispetto. Non c’è cosa più bella di vedere un ragazzo crescere nelle tue giovanili, per poi salire alla ribalta con tante squadre blasonate di Serie A che lo seguono con interesse. Pecorino è anche catanese, per cui la soddisfazione è doppia. So che nello staff dirigenziale lavora Maurizio Pellegrino, che io conosco per essere stato operativo nella Viterbese. Lavora molto bene, riconosco in lui la valenza della persona e del professionista che sa lavorare anche con i giovani. Scelta azzeccata, quella del Catania, di valorizzare anche i propri tesserati. Tutti i club dovrebbero farlo, anche per un discorso economico credere nei giovani di proprietà è importante perchè può dare una boccata d’ossigeno alle società”.

Di cosa ti occupi adesso?
“Alleno nella scuola calcio di Raimondo Marino ragazzini con una fascia di età compresa tra i 2008 e 2007, sono molto contento. Abbiamo sostenuto anche delle amichevoli con squadre come Atalanta, Juventus e Roma dando filo da torcere. Adesso un nostro giocatore è andato all’Atalanta, altri sono sotto osservazione, abbiamo dei 2008 veramente interessanti”.

Catania attualmente in zona Play Off, Casertana a rischio retrocessione. Da doppio ex cosa ti senti di augurare alle due squadre?
“Sicuramente tutto il bene possibile. E’ brutto vedere Catania in una categoria che non le compete, mi auguro che una grande piazza come quella etnea raggiunga al più presto la Serie B. Adesso con l’ingresso in società di Tacopina c’è uno spiraglio di luce e mi fa piacere dopo anni difficili per i tifosi. Malgrado sia durata appena un mesetto la mia avventura sotto l’Etna, conservo un bel ricordo della piazza. A Caserta, invece, nelle prime 13 partite feci 12 gol, poi m’infortunai e la situazione societaria non fu delle migliori, ma calcisticamente parlando vengo ricordato in maniera positiva dai tifosi rossoblu. Spero che la Casertana possa centrare la salvezza e, magari, programmare un futuro ambizioso”.

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