CATANIA IN LEGA PRO: le vicende extracalcistiche che hanno gettato il club nel baratro

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Serie C campionato complesso ed irto di insidie, soprattutto per il Catania che dopo sei anni di militanza in terza serie vede seriamente a rischio la fine dei 75 anni di storia rossazzurra. In un contesto dove qualsivoglia società calcistica, anche solo per sopravvivere, dovrebbe avere una proprietà economicamente solida e priva di complicazioni, una realtà come quella etnea attanagliata da tantissimi debiti e con poche risorse disponibili ha incontrato numerose problematiche. Le difficoltà extracalcistiche del club di Via Magenta non possono sorprendere più di tanto ed incominciano dalla retrocessione a tavolino in Serie C.

Il dramma calcistico catanese iniziò alla fine del campionato 14/15 quando l’allora presidente Antonino Pulvirenti, insieme ai dirigenti Daniele Delli Carri e Pablo Cosentino, fu arrestato dalla Guardia di Finanza dopo le indagine condotte dalla procura sull’inchiesta denominata “I Treni del Gol”. Dopo l’ammissione di colpevolezza pronunciata dallo stesso ex presidente, la FIGC condannò il club etneo all’ultimo posto in classifica in Serie B. A seguito della vicenda, nel successivo campionato di Serie C il Catania partì con una penalizzazione di 12 punti in classifica, poi ridotti a 9, che inficiò sul cammino della compagine rossazzurra, la quale ottenne la salvezza in extremis.

Archiviata la deludente prima annata in Lega Pro, nell’estate del 2016 il tycoon messicano Jorge Vergara manifestò un concreto interesse verso il Catania arrivando addirittura a visitare il centro sportivo di Torre del Grifo e dialogando personalmente con la proprietà per un eventuale passaggio di consegne. Purtroppo però la trattativa con il facoltoso imprenditore centroamericano si interruppe ancor prima di decollare, evidenziando già un’iniziale fase di dissesto finanziario. L’annata 16/17, nonostante un cammino troppo altalenante ed i 7 punti di penalizzazione, vide un leggero miglioramento della classifica con l’11º posto finale che valse l’aggancio in extremis ai playoff. Gli spareggi promozione però furono avari di soddisfazione, con l’eliminazione al primo turno contro la Juve Stabia.

Il campionato 17/18 sembrò poter essere quello giusto per la tanto agognata risalita, ma la seconda posizione (a soli 4 punti dalla prima) e l’eliminazione ai rigori nella semifinale dei playoff condannarono la compagine rossazzurra a rimanere invischiata nelle sabbie mobili della terza serie. Uno spiraglio di luce si riaprì nell’estate del 2018 a seguito delle mancate iscrizioni in Serie B di Avellino, Bari e Cesena e della conseguente necessità di sopperire a queste formazioni attraverso il ripescaggio; tuttavia, con un colpo di scena hollywoodiano, il commissario straordinario della FIGC bloccò tutti i ripescaggi e modificò (contro il regolamento vigente fino a quel momento) il format del campionato cadetto riducendolo a 19 squadre. La querelle legale si prolungò per quasi tutto il girone di andata, con il Catania impegnato in un campionato estenuante ed anomalo (furono parecchi gli incontri rinviati e poi recuperati attraverso i turni infrasettimanali), per poi risolversi con un nulla di fatto e, beffa nella beffa, con la respinta da parte degli organi giudiziari anche della richiesta di risarcimento danni (considerata “non ammissibile”).

Le risorse economiche spese nell’allestimento di una rosa competitiva, i mancati introiti economici ed il monte debitorio sempre più crescente sfociarono, durante il campionato 19/20, nel concreto rischio di fallimento. In tal senso il blocco dei campionati e le posticipazioni dei pagamenti a seguito della pandemia permisero alla società dell’Elefante di poter continuare a respirare, grazie anche all’acquisizione, da parte della SIGI, della società durante l’asta fallimentare indetta dal tribunale etneo. Il percorso di ammortamento del monte debitorio, tentato per tutto il campionato 20/21 e prossimo ai 60 milioni di euro, nonché le scorie della vecchia gestione (con i 4 punti di penalità, poi ridotti a 2, a causa dei mancati pagamenti degli stipendi nell’anno precedente) furono affrontati con molta fiducia ed ottimismo (forse troppo) dalla nuova proprietà, stimolata anche dall’interessamento dell’imprenditore italoamericano Joe Tacopina, intenzionato a rilevare il 100% delle quote del club. Il preliminare firmato a Gennaio tra la SIGI e lo stesso avvocato newyorkese sembrò essere il preludio verso un percorso di risalita che avrebbe portato nuovamente in alto i colori rossazzurri ed invece, verso fine Aprile, il contratto tra le due parti decadde bruscamente, gettando ombre ancora più oscure sul futuro del Calcio Catania 1946. Adesso, a pochi gironi dal termine ultimo per l’iscrizione al prossimo campionato, l’attuale proprietà non sembrerebbe avere le risorse economiche necessarie per proseguire l’avventura ponendo dei seri dubbi sul destino della matricola 11700.

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