FUTURO CATANIA: navigare in un mare di debiti e ripartire, aspettando il piano industriale

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Torre del Grifo, Catania

Mare di debiti? Enti pubblici e creditori “minori” che battono cassa? Difficoltà a raggiungere l’accordo con Tacopina? Tutte questioni che il Catania si trascina da tempo. Da quando Sigi ha ereditato una situazione pesantissima sotto il profilo finanziario dalla precedente gestione, con debiti superiori ai 60 milioni di euro, è stata una continua corsa contro il tempo per la SpA etnea. Facendo tutto il possibile per la rimodulazione e ristrutturazione del debito complessivo.

Il problema legato agli enti pubblici (Comune di Mascalucia e Agenzia delle Entrate) è sempre stato considerato lo scoglio principale. “Se Mascalucia e l’Agenzia delle Entrate non concludono l’accordo di ristrutturazione che abbiamo immaginato con gli altri professionisti, sarà impossibile raggiungere il tetto messo da Tacopina nel suo piano industriale, e questo metterebbe a rischio la trattativa di acquisto dello stesso Tacopina”, furono le parole espresse dall’avvocato Augello ai microfoni di Corner già nel mese di novembre, anticipando le difficoltà reali e concrete nel concludere l’operazione. Il resto è storia nota.

“E poi c’è l’eccessiva frammentazione dei crediti che sono spesso piccoli ma insieme non lo sono – proseguì l’avvocato Augello – Sui crediti più grandi c’è più possibilità di una riduzione considerevole, su quelli minori purtroppo no ma vanno affrontati, anche se non sono pericolosi al momento”. Pericolo che, invece, oggi c’è nella misura in cui si avvicinano le scadenze a beneficio dei creditori privati, mentre altri importi sono già scaduti e devono essere pagati. Intanto la Sigi sta definendo le linee da seguire per giungere alla preannunciata ricapitalizzazione, che non può essere finalizzata esclusivamente alla iscrizione della squadra al prossimo campionato, ma anche ai costi fissi da sostenere nel corso della stagione ed alla ristrutturazione del debito che deve proseguire.

In tutto questo si rende necessario il deposito di un piano industriale che preveda il rilancio del Calcio Catania. La Sigi, da sola, sarebbe in grado di assicurarlo? Immaginiamo di no, altrimenti non sarebbero proseguite fin qui le interlocuzioni volte alla ricerca di nuovi soci, sponsor ed investitori. I dubbi, quindi, permangono principalmente per il futuro societario. A prescindere da Tacopina o altro, servono soluzioni atte a garantire sia la sopravvivenza che il rilancio del Calcio Catania.

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