AVV. GRASSANI: “Catania, conta non aggravare situazione debitoria. Strascichi anche pesanti per i protagonisti del fallimento”

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Mattia Grassani

Qualche giorno fa l’avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia, nel corso della trasmissione televisiva Corner, su Telecolor, ha fatto il punto della situazione in casa Catania dopo l’emissione della sentenza del Tribunale fallimentare etneo:

“L’interesse principale del curatore e del Tribunale fallimentare è quello di non generare ulteriori debiti con la permanenza in attività di una società che non è ingrado di autoalimentarsi. Il Calcio Catania deve dare dimostrazione di non aggravare la situazione anche attraverso collette o sforzi di sponsor, associazioni di tifosi, altrimenti la fine sarebbe purtroppo segnata. Eventuale cessione record? In tempi così celeri è noto a tutti che non si può aggiudicare un asset importante come una società di calcio perchè necessita di adempimenti, verifiche e garanzie nei confronti di tutti. Chiunque potrebbe essere interessato ad aggiudicarsi il ramo d’azienda del Calcio Catania ma per completare questi passaggi ci vogliono mesi. Il momento storico in cui questo fallimento è stato dichiarato non gioca a favore. Perchè se fosse accaduto a maggio-giugno, con una pausa fisiologica per iscrivere la squadra al campionato successivo, credo che il Tribunale avrebbe dato più tempo per la concessione dell’esercizio provvisorio”.

“Dal testo della sentenza emergono alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto la valutazione approssimativa dell’azienda Calcio Catania in 600mila euro; poi il dato che una mancata prosecuzione dell’esercizio provvisorio determinerebbe l’azzeramento di tutti gli asset, parco giocatori in primis ma anche abbonamenti, sponsorizzazioni, diritti televisivi. Inoltre come contraltare il Tribunale traccia una situazione di profondo rosso inarrestabile. Conta, ripeto, non aggravare la situazione debitoria. Questa società ha un rapporto costi/ricavi totalmente sperequato in danno dei ricavi pressochè pari a zero. Il bene primario è la tutela della collettività. Rari sono stati i casi di pronuncia di fallimento a campionati in corso con azzeramento dell’esercizio provvisorio. Se un segnale arriverà dalla piazza di Catania per non aggravare i costi e gestirsi in economia, il 2 gennaio il biglietto da visita con cui il curatore rappresenterà lo stato di salute del Calcio Catania potrebbe essere più positivo di oggi”.

“Torre del Grifo? Se l’esercizio provvisorio potrà proseguire e quindi verrà aggiudicato il ramo d’azienda sportivo, credo che il curatore dovrà fare poi un altro percorso rispetto al centro sportivo e metterlo in vendita in separata sede. Se il ramo sportivo venisse aggiudicato da un acquirente, quest’ultimo potrebbe partecipare con separato bando alla vendita di Torre del Grifo in tempi ancora più lunghi soddisfacendo almeno in parte i creditori privilegiati del club”.    

“Snellire il monte ingaggi? Sarebbe uno strumento molto utile, da intraprendere già da subito. Se io curatore il 2 gennaio mi presento al Collegio fallimentare e sottopongo loro nuovi contratti riducendo il monte ingaggi della squadra sarebbe un’iniziativa che il Tribunale fallimentare potrebbe valutare con grande favore ai fini del rinnovo dell’esercizio provvisorio. La dimostrazione cioè che anche i calciatori, tecnici, addetti e dipendenti del comparto sportivo si sarebbero messi una mano sul cuore e una sul portafoglio mostrando nei confronti del club un segnale molto positivo”.

“Fare ricorso? E’ un diritto legittimo della Sigi, ma le Corti d’Appello hanno sempre rigettato i ricorsi avversi ai fallimenti di società sportive negli ultimi diciotto anni. Un fallimento come questo avrà strascichi di natura anche penale molto pesanti. Non soltanto rispetto all’ultimo segmento Sigi. La lente di ingrandimento dei curatori andrà a verificare anche le precedenti gestioni di questa società. Nessuno si senta esente da conseguenze o responsabilità che molto probabilmente verranno contestate a svariati dirigenti e proprietari. La Sigi ha questo onere a suo carico, potrebbe non farvi fronte e anzi e un’ipotesi assolutamente concreta. La palla è nella mani della Sigi stessa, la sua posizione anche sotto un profilo penale si aggraverebbe ma uno strumento surrettizio che potrebbe garantire la continuità è che questi soldi che la Sigi non dovesse versare venissero reperiti sotto altre forme. Quella di una sorta di azionariato popolare in proprio o contribuzione volontaria, ad esempio”.

“Da quale categoria si ripartirebbe a fine stagione in caso di esclusione dal campionato? Chi vi parla ha vissuto in prima persona l’esperienza del Bari nel 2018, città metropolitana e capolugo di regione, ripartendo dalla Serie D. In questa ipotesi bisogna scordarsi il numero di matricola, la denominazione che sarebbe diversa, si potrebbero mantenere i colori sociali ma nella migliore delle ipotesi la categoria di ripartenza dovrebbe essere la Serie D. Residuale è lo scenario di un Calcio Catania in Eccellenza, mentre la D per storia sportiva e categoria nella quale è stata dichiarata la chiusura dell’attività, sarebbe assolutamente il campionato di competenza di una dirigenza e proprietà che non dovrebbero avere niente a che fare con nessuno dei protagonisti di questo tracollo, perchè sono i nuovi requisiti dell’onorabilità stabiliti dalla Figc. Ho avuto rispetto della dirigenza del Calcio Catania fino a quando lo ha meritato. Da un certo momento è stato l’inizio della fine e non si può pensare di gestire una società di calcio come è stata gestita, anche in Serie A, perchè prima o poi i nodi vengono al pettine”.

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