VIAGGIO NELLA STORIA DEL CATANIA: 1989/90, Attaguile rimane solo al comando e Proto cede le proprie quote rilevando l’Atletico Leonzio

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foto Mimmo Rapisarda

Il cuore del Calcio Catania ha smesso di battere ma sono giorni importanti in attesa di una ripartenza. Attraverso questa rubrica intendiamo effettuare un viaggio nella storia del Catania. Una storia fatta di gioie, dolori, emozioni, momenti delicati e di grande entusiasmo.

In questi giorni abbiamo parlato dell’inizio di una storia rossazzurra, quando il Catania assunse la denominazione di Società Sportiva Catania prima, di Associazione Fascista Calcio Catania dopo, fino ad arrivare alla nascita del Club Calcio Catania e del Calcio Catania SpA. Andiamo avanti con il 57/o appuntamento della nostra rubrica, giungendo all’annata 1989-90 (fonte Tutto il Catania minuto per minuto).

La disillusione della città nei confronti del nuovo corso aumenta durante l’estate 1989. Succede infatti che si scioglie la partnership tra il politico Attaguile e l’imprenditore Proto. Quest’ultimo è uno dei principali punti di riferimento della cordata originaria e prende le distanze dal modus operandi del presidente, il quale sarebbe restio alla valorizzazione dei giovani e utilizzerebbe criteri poco consoni ad una sana gestione societaria nella scelta dei giocatori. A Proto non resta altro che cedere la propria quota e trasferire il proprio progetto sportivo presso un’altra realtà. Così, rileva l’Atletico Leonzio, squadra di Lentini militante in Serie C2, nata dodici mesi prima dalla fusione tra la Leonzio e l’Atletico Catania (quest’ultima compagine era stata fondata nel 1986 dall’imprenditore Salvatore Tabita tramite il trasferimento a Catania dello Sporting Club Mascalucia).

Attaguile, rimasto solo al comando, conferma Russo in panchina ed avvia l’ennesima rivoluzione dell’organico. I reduci della stagione precedente si contano sulle dita di una mano: Mattei e Marini sono gli ultimi alfieri dell’era Massimino (essendo stati portati alle falde dell’Etna dal Cavaliere), mentre Scienza e, soprattutto, D’Ottavio, si augurano di ripagare le forti aspettative che sono state poste nei loro confronti. Per il resto si registrano addii in serie. Tra i componenti della “vecchia guardia”, salutano Onorati (Prato), Polenta (che torna a Cava de’ Tirreni, portando con sé Mastalli), Picone (chiamato da Bianchetti alla Leonzio), Tesser (che chiude la carriera al Trento) e Borghi (Torres). Vanno via anche Romolo Rossi, Maddaloni, Raise e Tarantino (la cui munifica cessione al Napoli si rivela fondamentale per le disastrate casse del club).

Le redini della rinnovatissima difesa vengono consegnate ad una coppia di esperti difensori centrali, composta da Angelo Schio (proveniente dal Foggia) e Walter Biagini (prelevato dal Taranto). Ai loro fianchi agiscono il giovane Germano Fragliasso, lanciato dalla Torres, e Angelo Sciuto, ventinovenne catanese protagonista della scalata nel professionismo del Giarre. Dai gialloblu giunge anche il centrocampista Maurizio Manieri. Un altro rinforzo d’esperienza per la mediana è l’ex Trento Leonardo Rossi, mentre per vivacizzare il gioco ci si affida alla guizzante ala argentina Gustavo Ghezzi, reduce da un’annata al Monopoli.

Il Catania disputa il girone B della Serie C1. La squadra affidata al tecnico Carmelo Russo inizia la stagione nel ritiro di Montone. In campionato il Catania non parte come avrebbe voluto, al termine del girone di andata è infatti collocato a metà classifica; dalla 18ª giornata la dirigenza decide di cambiare l’allenatore e punta sul brasiliano Angelo Benedicto Sormani. Il nuovo nocchiero rimescola le carte, cambia qualcosa, ma il Catania non sa più vincere. A metà marzo arriva una prima riscossa, con la tripletta di Cipriani, che permette di espugnare l’isola d’Ischia. Il finale è in chiaroscuro con i rossazzurri che chiudono al sesto posto. Salgono in B Taranto e Salernitana. In Coppa Italia, nei sedicesimi di finale, il Catania elimina il Casarano, ma nei quarti di finale passa il turno il Palermo nel doppio confronto.

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