LODI: “Inter e Milan mi volevano, Pulvirenti rifiutò di cedermi ma sono orgoglioso della mia carriera”

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Intervistato da Cronache di spogliatoio, il centrocampista del Catania Francesco Lodi parla del suo passato in Serie A vestendo la maglia rossazzurra, con qualche riferimento al presente ed al futuro:

“Paradossalmente era più semplice segnare in Serie A. In D appena l’arbitro si gira la barriera fa come le pare, sale di 3 o 4 metri. Poi adesso c’è il coccodrillo e si studia molto di più, infatti vediamo meno gol su punizione. Comunque io credo nel lavoro, ancora oggi il venerdì mi metto fuori area e calcio qualche punizione prima di andare a fare la doccia. Certo, prima lo facevo quasi ogni giorno”.

Nello scorso decennio, dal 2010 al 2019, è stato il quarto giocatore ad aver realizzato più punizioni dopo Messi, Cristiano Ronaldo e Pjanic: “Quel che mi rende più felice di quella classifica è che i miei figli possano essere orgogliosi di me”. 

I suoi gol li ricorda tutti. Alcuni in particolare. Ad esempio la doppietta contro il Lecce: “Perdevamo 2-1, ho segnato due gol su punizione in 5 minuti e l’ho ribaltata. Era uno scontro salvezza che ci ha dato grande entusiasmo. Ricordo ancora di aver detto a Ricchiuti: ‘Se mi allunghi la barriera faccio gol’, e così è andata. Sono ricordi che mi resteranno per sempre, come il gol al 95’, ad aprile, contro la Juventus, per il 2-2 finale. Sempre su punizione. In barriera c’erano tipo 160 persone, io avevo ‘preso di mira’ Simone Pepe: era lui che dovevo superare con il pallone perché lì accanto c’era Toni. Ed è andata bene”.             

Ogni anno di quel Catania ha un sapore particolare. “Dal primo, con Simeone in panchina e campioni come Maxi Lopez e il Papu Gomez. Quello con Montella in cui ho segnato 9 gol e giocavamo benissimo, quello con Maran in cui abbiamo fatto il record di punti e siamo arrivati fino al quarto posto. Peccato che nel finale di stagione fossimo cotti, non avevamo cambi. Forse con i 5 cambi di oggi il Catania ce l’avrebbe fatta ad arrivare in Europa. Sono comunque soddisfazioni indelebili per noi e per i tifosi”. 

“I calciatori sono visti come quelli che ‘se la tirano’ – aggiunge –, io sono uno ‘pane pane e vino vino’, parlo col vecchietto che incontro in città e mi metto a giocare col bambino di 5 anni. Mi sento un ragazzo come gli altri, fortunato a fare il calciatore e lavorare ad alti livelli, però resto sempre la persona che è nata a Napoli ormai 38 anni fa. E questo fa la differenza. Dove mi vedo dopo il ritiro? Forse più dirigente, una figura di raccordo tra la società e la squadra”.   

Lodi parla anche di quando avrebbe potuto firmare per un grande club: “Quando ho raggiunto l’apice e il mio nome circolava anche in Nazionale, Inter e Milan mi hanno cercato. ‘Mi è stato chiesto di cederti’ mi ha detto poi il presidente Pulvirenti, ‘ma non me la sono sentita di darti via, eri troppo importante’. Gli dissi che mi aveva tolto la possibilità di giocare le coppe, però non posso dire che è un rimpianto. Sono orgoglioso e felice della mia carriera. Forse se fossi nato dopo avrei avuto più possibilità. Anche in Nazionale c’era tantissima concorrenza. Oggi se fai 10 partite fatte bene e 6/7 gol vieni chiamato. Nella stagione dei 9 gol e 7 assist giocando davanti alla difesa (2011-12) mi era stato detto di prepararmi per l’Europeo, invece alla fine non sono rientrato nemmeno nei pre-convocati. Anni dopo ho letto in un’intervista che mi era stato preferito Verratti, allora giovanissimo”.

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