Il tempo delle promesse è finito. Il Catania che ha salutato i playoff dopo un doppio confronto beffardo con il Pescara, deve ora affrontare il futuro con una sola certezza: sul piano sportivo non si può più sbagliare. La prossima stagione di Serie C dovrà essere vinta. Per coerenza con i piani programmatici sbandierati e clamorosamente disattesi. Ma soprattutto per rispetto verso una tifoseria che, anche nei momenti più bui, ha continuato a sostenere questa proprietà con passione e fedeltà. Adesso è tempo di risposte, concrete e tangibili.
La proprietà, che ha indubbiamente investito e mosso passi importanti, ha però commesso errori pesanti a livello gestionale e strategico. È anche da qui che passa la ripartenza, ed è giusto che si cominci a ridisegnare con lucidità l’assetto dirigenziale. Il nuovo direttore generale Alessandro Zarbano, ex Genoa, rappresenta in tal senso una figura esperta e strutturata, in grado di portare metodo e organizzazione. In parallelo, Vincenzo Grella continuerà a rappresentare la proprietà in qualità di vice presidente.
C’è poi il lavoro, fondamentale, sulle conferme e sulla costruzione della rosa e dello staff tecnico. La base c’è, non va dispersa. Serve saggezza, equilibrio, capacità di valorizzare ciò che si è seminato nel corso di questa stagione. Allenatore, dirigenti sportivi, elementi chiave della squadra: ogni tassello dovrà essere ponderato, ogni scelta coerente con l’obiettivo dichiarato e ineludibile di tornare in Serie B. Non c’è più margine d’errore.
Infine, la questione strutture. La società ha dichiarato a più riprese l’intenzione di dotare il club di un centro sportivo all’altezza delle ambizioni cittadine. Dopo progetti accantonati, percorsi cambiati e segnali contraddittori, oggi sembra finalmente esserci un punto fermo: il Catania ha presentato una proposta alla curatela fallimentare per l’acquisizione di Torre del Grifo. Ma, come noto, servirà attendere le procedure, i tempi e i meccanismi legati a una situazione complessa come quella attuale. Anche qui, il tempo delle parole è finito. Servono fatti.
Il Catania ha la tifoseria, la piazza, il potenziale economico e ora anche le lezioni – dure – del passato. Non può permettersi di fallire ancora. Perché sarebbe più che una delusione: sarebbe un tradimento.
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