L’ex direttore sportivo del Catania, attualmente operativo alla Salernitana, torna sul calvario che ha vissuto negli ultimi due anni, nell’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport. Tutto è iniziato con un brutto incidente stradale: “In autostrada, a San Benedetto, stavo andando a Modena e mi sono rotto due vertebre. Però sono uscito dall’ospedale firmando, contro la volontà dei medici. E una volta a casa, mio padre e mio suocero mi hanno rimandato a farmi vedere”. Pian piano è emerso il vero problema: “Avevo dei valori sballati, ho fatto controlli su controlli e non andava bene. I medici erano preoccupati, hanno capito che il fegato non funzionava. Così ho cominciato a girare gli ospedali, sono stato ricoverato a Torino e Ancona”.
Faggiano, alto 1.90, in quel periodo pesava quasi 140 chili: “La dieta è stata la prima cosa, poi ho fatto altre cure e preso medicinali, pensavo di guarire così. Sì parlava di trapianto, ma non era urgente”. Nel frattempo ha trovato squadra, andando nell’estate 2024 a Catania. “Ma non stavo bene – ricorda – e dopo la partita a Biella con la Juve Next Gen sono stato male. Grazie al dottor Ciampi dell’ospedale a Catania abbiamo capito la situazione e mi ha mandato all’Ismett a Palermo dal dottor Gruttadauria che ha preso in mano la situazione. Prima mi hanno fatto un piccolo intervento, poi è diventato urgente il trapianto”.
Il Natale del 2024 è quello che ricorderà per tutta la vita: “Il 19 dicembre ero a cena con i miei genitori e mister Toscano, è arrivata la telefonata: entro tre ore dovevo essere a Palermo per il trapianto”. Una volta operato, c’è stato forse il momento più difficile per Faggiano: “Un calvario, pensavo di non uscirne. Momenti bui, non li auguro a nessuno. Sono stato 100 giorni in ospedale, avevo vicino mia moglie Giorgia e i miei genitori, la mia forza. Come il Catania, da Pelligra e Grella a tutti i tifosi. E gli infermieri, diventati come fratelli: solo per portami in bagno, facevano una fatica enorme”. Non è stato facile gestirlo in quei giorni: “Ho provato dolore, rabbia. Una volta non capivo perché negli ospedali le finestre sono chiuse, me ne sono reso conto quando volevo aprirne una e scappare. Ma pensavo alla famiglia, alla bambina, agli amici veri che hanno sofferto con me e mi sono sempre vicini: sono venuti a trovarmi Perinetti, Ausilio e Baccin, poi giocatori come Torregrossa e Inglese”.
Faggiano, infine, commenta il girone C di Serie C di quest’anno: “Il girone è tosto, oltre a Catania e Benevento ci sono anche Cerignola, Crotone, Monopoli, Potenza, e poi l’Atalanta U23. Spero di trasmettere la mia carica alla squadra. Essere qui mi ha dato forza e ora affronto questo impegno con l’entusiasmo di prima. Anzi più di prima, come se fossi resuscitato”.
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