Al Pinto di Caserta, il Catania ha sfiorato una vittoria che sarebbe valsa doppio. Non solo per la classifica, ma per l’autostima, per la consapevolezza di essere in grado di imporsi con continuità anche in trasferta, su un campo ostico e contro una Casertana mai doma. Invece, il calcio – ancora una volta – ha ricordato quanto basti un attimo per ribaltare tutto: un rigore al 98’, trasformato da Liotti, ha spento i sogni rossazzurri e fissato il punteggio sul 2-2.
Un pareggio che sa di beffa, perché maturato all’ultimo respiro, quando il Catania, stremato e in inferiorità numerica dopo l’espulsione di Ierardi, stava ormai accarezzando i tre punti. La squadra di Domenico Toscano aveva interpretato la gara con ordine, equilibrio e coraggio. Dopo il vantaggio di Di Tacchio e il nuovo sorpasso firmato Donnarumma, il piano sembrava funzionare: compattezza difensiva, densità in mezzo al campo e capacità di colpire negli spazi.
Ma il finale ha mostrato ancora una volta il tallone d’Achille di questa squadra: la gestione emotiva dei momenti caldi. Troppa ansia, troppa frenesia, poca lucidità nel leggere i tempi e le situazioni. E quando ti abbassi troppo e concedi campo a formazioni fisiche come la Casertana, il rischio di pagare dazio è dietro l’angolo.
Non è un dramma, ma una lezione. Il Catania resta una squadra in crescita, con una precisa identità tattica e buone individualità, ma serve più maturità mentale per chiudere partite già indirizzate. Toscano lo sa bene: non basta la qualità, serve anche la testa, soprattutto in trasferta e in contesti “caldi” come quello di ieri.
Alla fine resta un punto che muove la classifica, ma lascia il rimpianto per due punti gettati via. Adesso l’obiettivo dev’essere trasformare questa rabbia in energia positiva, perché il Catania ha mostrato di poter competere con tutti — a patto di restare concentrato fino all’ultimo fischio.
***CLICCA QUI per seguirci sulla nostra pagina Facebook***

