ESCLUSIVA – Cacciola: “Segnai a Catania scoppiando in lacrime. Matera, ricordi positivi ma il mio sangue è rossoazzurro…”

0
934

Attuale allenatore della Berretti del Siracusa, Gaspare Cacciola è un doppio ex della sfida Matera-Catania. La redazione di TuttoCalcioCatania.com ha avuto il piacere di contattarlo telefonicamente.

Allora Gaspare, sfogliamo l’album dei ricordi…
“Sono cresciuto nelle giovanili del Catania facendo tutta la trafila delle giovanili, dagli Allievi alla Primavera, esordendo in Prima Squadra all’età di 17 anni con Sormani allenatore. Ho vissuto anche un’esperienza con il Matera e segnai il mio primo gol da professionista proprio a Catania. Vedi il calcio professionistico cosa ti riserva. Scoppiai in lacrime, un momento della mia vita calcistica indimenticabile. Quella partita finì 1-1, passammo in vantaggio noi. Un buon pari, dovevamo salvarci e riuscimmo a centrare l’obiettivo. Chiaramente il Catania puntava al vertice, questo avvalorava l’importanza del punto conquistato”.

Hai anche allenato nelle giovanili rossoazzurre…
“Esperienza formativa molto produttiva a livello tecnico, allenando per due anni gli Allievi Regionali e collaborando con Orazio Russo nella scuola calcio. Sono stati anni di crescita a Torre del Grifo, esperienza che mi è servita tanto per quella che spero diventi a tutti gli effetti una professione. Da ex calciatore sarebbe il massimo”.

A proposito di Torre del Grifo, quanto è importante lavorare in una struttura eccellente come questa?
“Torre del Grifo ti dà la possibilità di lavorare come tecnico in una condizione di massima organizzazione e professionalità. E’ un Centro Sportivo top. I giocatori già all’epoca in Serie A vivevano delle emozioni forti entrando là dentro. Figurati cosa significhi per i ragazzi del settore giovanile. Ti dà la sensazione di essere in una società all’avanguardia. E’ una struttura dove non manca niente e invidiata. Ci sono campi di calcio, palestre e tutto il necessario per lavorare al meglio. Non ho vissuto personalmente l’esperienza con Lo Monco, in quegli anni lui non c’era. Ma posso dire che la sua figura è il massimo sul piano organizzativo, a maggior ragione in Serie C”.

E’ una Serie C sempre più agonistica con il passare degli anni, non trovi?
“Ho visto tante partite al ‘Massimino’, anche qua a Siracusa chiaramente. Si percepisce che è una categoria estremamente complicata dove l’agonismo spesso e volentieri prevale. Poi c’è un discorso motivazionale in tanti giovani che fa la differenza. Ai miei tempi non c’erano vincoli di tesseramento. Adesso invece ci sono molti più giovani, meno tecnica e qualità ma tanto agonismo. I ritmi allora erano più lenti, ora si sono alzati notevolmente e ne risente la qualità. Sono diventati dei campionati molto agonistici. L’impegno è notevole, inoltre va detto che quando incontri il Catania, squadra più blasonata del girone, le difficoltà aumentano per i rossoazzurri. E’ un campionato particolare, si riesce a vincere solamente attraverso la costanza quotidiana. Devi giocare sempre al massimo perchè chiunque lotta su ogni palla. Puoi vincere e perdere con qualsiasi avversario, il Catania sta facendo un ottimo campionato ma soffre anche con le squadre di bassa classifica. Significa che è un torneo duro. Gli incontri con le ‘big’ sono più semplici da preparare, perchè i giocatori avvertono il clima di tensione alto che si percepisce in questi casi”.

Catania con l’obiettivo di dare continuità al successo ottenuto sulla Reggina. Quanto sarà difficile imporsi a Matera?
“Matera è un campo duro. Non vorrei ricordare la mia esperienza vissuta in occasione di un 5-1 del Matera rifilato al Catania, che veniva da una lunghissima serie di risultati consecutivi. Mi auguro da catanese e tifoso del Catania che siano i rossoazzurri a vincere, anche se non sarà una partita facile. Tiferò per il Catania, non posso farne a meno. Ricordo con affetto i positivi trascorsi al Matera ma il mio sangue è rossoazzurro”.

Qual è il tuo pensiero circa l’introduzione delle Squadre B?
“Il giovane secondo me deve avere il suo momento di crescita, arrivare già pronto a livello mentale nei campionati professionistici. Chi esce dalla Primavera non è abituato a farlo. Non so fino a che punto sia un vantaggio. Se uno possiede qualità emerge, secondo me però è preferibile seguire un percorso di crescita naturale. Inoltre si toglie spazio a squadre che investono tanto in una categoria non semplice per meritare la B”.

Com’è stato per te lasciare il calcio giocato?
“Rispetto a tanti altri ho smesso di giocare con largo anticipo. Già a 35-36 anni ho fatto l’allenatore-giocatore a Trecastagni in Eccellenza. Ho bruciato le tappe. Uno non vorrebbe mai lasciare il calcio giocato ma poi devi fare una scelta ed accettare altri ruoli, altre responsabilità. Se devi fare l’allenatore, prima entri in questa ottica di idee e meglio è. Il distacco dal campo si sente ma ormai da un pò di tempo cerco di fare l’allenatore, mi sono calato nella realtà”.

Si ringrazia Gaspare Cacciola per la gentile concessione dell’intervista.

***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***