AVV. GRASSANI: “Club impossibilitati a pagare stipendi? Ecco cosa penso”

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Mattia Grassani

L’avvocato Mattia Grassani, lo stesso legale che nel 2003 difese i rossoazzurri nel Caso Martinelli, ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli dice la sua in relazione al mancato pagamento degli stipendi di alcuni club ed a coloro i quali sarebbero favorevoli ad un eventuale taglio, alla luce dell’emergenza Coronavirus:

“In ambito sportivo stiamo esplorando un terreno vergine. Ma ci sono illustri precedenti, in altri contesti lavoratori, come nello spettacolo, dove se l’impresario scrittura un attore o un cantante per una rappresentazione teatrale, che poi non va in scena non per colpa dell’impresario ma per causa di forza maggiore, a quel punto il cantante o l’attore non può rivendicare il suo compenso contrattuale. Questo è il contesto generale. Dunque: per causa di forza maggiore il datore di lavoro, ossia il club, è sollevato dall’onere di retribuire lo sportivo”.

“Oramai tutto il mese di marzo non si giocherà, la società non può allenare né usufruire delle prestazioni né far crescere il bagaglio tecnico del calciatore attraverso riunioni in sede. E tutto questo non avviene per colpa dei club, per questo il compenso va sospeso. Quando l’atleta si ripresenterà agli ordini dell’allenatore avrà, inoltre, un patrimonio che si sarà decrementato. L’allenamento, ad esempio, non sarà lo stesso, la parte atletica sarà da reimpostare. Il club, quindi, se dovesse pagargli lo stipendio avrebbe un doppio danno, perché poi deve applicare una full immersion del suo staff sul giocatore, quindi deve lavorare anche di più”.

Lo stesso Grassani al Corriere dello Sport ha espresso il concetto seguente: “In materia sportiva non esiste una norma. Ma in senso giuslavoristico sì: il codice civile disciplina il caso dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione. Quindi tanto le società quanto i tesserati non sono più tenuti a rispettare l’obbligazione. Se, dunque, un club può smettere di pagare il calciatore per tutto il tempo in cui non può allenarsi? Teoricamente sì. E posso assicurare che diversi presidenti hanno già attivato i loro uffici legali per trovare una strada che eviti il collasso generale. Non si tratta di voler risparmiare o speculare ma di salvaguardare il rischio d’impresa”.

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