VIAGGIO NELLA STORIA DEL CATANIA: 1940-41, si mette in luce il 19enne Di Bella

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foto Mimmo Rapisarda

Il cuore del Calcio Catania ha smesso di battere ma non si potranno mai cancellare i ricordi. Attraverso questa rubrica intendiamo effettuare proprio un viaggio nella storia del Catania. Una storia fatta di gioie, dolori, emozioni, momenti delicati e di grande entusiasmo.

In questi giorni abbiamo parlato dell’inizio di una storia rossazzurra, quando il Catania assunse la denominazione di Società Sportiva Catania prima, di Associazione Fascista Calcio Catania dopo. Andiamo avanti con l’undicesimo appuntamento della nostra rubrica, giungendo all’annata 1940-41, in Serie C girone H.

Che non sia l’anno giusto per puntare al salto di categoria, lo si capisce presto. Gli attaccanti catanesi, annota ‘Il Popolo di Sicilia’, ben sorretti alle spalle, non trovano facilmente la via della rete. Difesa e mediana tengono e fanno il loro dovere. L’unica nota positiva degli attaccanti è un diciannovenne che indossa la maglia numero dieci, Carmelo Di Bella. Di lui scrive ‘Il Littoriale’: “Fiato a josa, serpentine ben fatte, sorprende il suo gioco di quantità e qualità… un gioco da asso lanciato”. Allenatore l’ungherese Ernst Guzsik. Il nuovo impianto catanese, lo stadio costruito nel quartiere Cibali, è stato intitolato all’ex governatore della Libia Italo Balbo fino alla fine del periodo fascista. Ad inizio stagione parte male anche la Coppa Italia, o meglio, si vince battendo (3-0) il Siracusa, prima del ko a tavolino per la posizione irregolare del centravanti Angelo Oliviero in arrivo dal Marzotto Valdagno, così i rossazzurri perdono l’attaccante e la qualificazione. Il campionato lo si chiude a metà classifica con 25 punti, lo vince con 31 il Siracusa. Per il futuro la società vuole ripartire da un gruppo di giovani ormai pronti per la prima squadra (fonte Tutto il Catania minuto per minuto).

Le difficoltà legate alla guerra cominciarono a farsi sentire e non furono pochi i casi di società che furono costrette a non portarlo a termine per causa di forza maggiore. Il campionato fu vinto da tre squadre di qualità che avevano già conosciuto, seppur per breve tempo, la massima serie: il Prato, la Fiumana e, soprattutto, la Pro Patria. A fare loro compagnia in Serie B si aggiunsero gli abruzzesi del Pescara. Fu invece molto sfortunata la società romana della MATER, che sfiorò la promozione per il terzo anno consecutivo venendo beffata, questa volta, dalla regola del quoziente reti, che in un altro raggruppamento fu fatale anche al Ravenna.

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