ESCLUSIVA – Cacciola: “Il Catania dovrà guardare solo se stesso. L’equilibrio nella costruzione della rosa farà la differenza con un grande bomber”

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Gaspare Cacciola

Gaspare Cacciola, ex centrocampista cresciuto tra le fila del Calcio Catania e l’anno scorso allenatore del Giarre in Serie D, è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com ripercorrendo il suo percorso ai piedi dell’Etna ed esprimendo il proprio pensiero in merito al massimo campionato dilettantistico e sulle possibili avversarie del nuovo Catania nella prossima stagione. Breve considerazione finale sul suo futuro professionale.

Mister, è cresciuto calcisticamente ai piedi dell’Etna riuscendo anche ad esordire e disputare una decina di partite in prima squadra. Ricordi sempre vivi…
Per me i colori rossazzurri hanno un significato molto profondo perché io praticamente sono nato e cresciuto indossando questa maglia. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili prima di riuscire ad esordire in prima squadra sotto la guida di mister Sormani (‘90/91). Grazie al Calcio Catania sono cresciuto sotto tutti i punti di vista, specialmente su quello caratteriale perché all’epoca, seppur in Serie C, non era affatto semplice per un giovane della primavera raggiungere la prima squadra. Per me esordire nel corso di quel campionato di C1 è stato come avverare il grande sogno di tutta una vita. Io provengo da Solarino ma mi sento catanese a tutti gli effetti perché appunto sono cresciuto in questa città, qui mi sono sposato e sono nati i miei figli. Ho il dna rossazzurro e Catania ha rappresentato, e lo farà anche in futuro, una parte fondamentale della mia vita sia calcistica che personale.

Nel ‘94 fosti ingaggiato dall’Atletico Catania. Quanto fu strano tornare nella piazza etnea indossando una maglia diversa da quella del Calcio Catania?
Io credo che la creazione dell’Atletico Catania non fu vista di buon occhio dalla tifoseria etnea perchè coincise con il tentativo di far scomparire il Calcio Catania. L’Atletico quindi fu visto come una sorta di società rivale, costruita ad hoc per sostituire il Catania 1946 e prenderne il posto in tutto e per tutto appropriandosi di quella storia, tradizione, tifoseria e stadio. In quel periodo io ero sotto contratto con la Fidelis Andria (Serie B) per cui non ho vissuto la città dall’interno. Da fuori posso dire che non avevo avuto questa sensazione, per cui quando la mia società mi propose di andare in prestito all’Atletico sostanzialmente accettai senza pensarci, scendendo di categoria soltanto per amore di ritornare nella mia città e rilanciare il calcio cittadino. Quando poi arrivai capii invece la grande rivalità ed i contrasti che esistevano con il Catania della famiglia Massimino. Sicuramente commisi un errore in buona fede ma anche quella esperienza mi servì per crescere e maturare ulteriormente.

Sia da calciatore che da allenatore ha accumulato tanta esperienza in Serie D. Può dirci quindi quali potrebbero essere le insidie e le squadre che il Catania dovrebbe temere maggiormente nella prossima stagione?
Per esperienza diretta posso affermare che il campionato di Serie D non è affatto semplice. Dopo aver vinto il torneo di Eccellenza con il Giarre, nella passata stagione insieme alla proprietà gialloblù abbiamo allestito un organico di grande livello per puntare non dico alla vittoria del torneo ma quantomeno ad un ottimo posizionamento nei playoff. La realtà dei fatti invece ci ha detto tutt’altro, dimostrando che forse avevamo delle lacune nella conoscenza della categoria. Innanzitutto non bisogna mai abbassare la guardia o dare nulla per scontato, pertanto non esistono avversari più o meno forti e gare più o meno semplici perché gli scivoloni sono sempre dietro l’angolo. A livello strutturale poi i campi presentano delle difficoltà intrinseche ed a volte le squadre più tecniche fanno fatica ad esprimere il loro gioco proprio perché il terreno non permette di evidenziare la differenza dei valori in campo. Inoltre anche il contesto ambientale in cui si andrà a giocare e la necessità di amalgamare un gruppo costituito sostanzialmente metà da ragazzini e l’altra metà da calciatori più esperti possono costituire problematiche non di poco conto. Per un allenatore non è facile guidare e gestire una squadra di Serie D perché è necessario trovare il giusto equilibrio tanto a livello tecnico-tattico quanto nei rapporti interpersonali all’interno dello spogliatoio. Inoltre la mentalità stessa di tutti i calciatori dilettanti è molto più agguerrita e combattiva rispetto alle altre categorie amatoriali perché tutti, sia under che ‘veterani’, cercano di mettersi in mostra nel tentativo di entrare o ritornare nel mondo professionistico. Dunque il Catania dovrà mentalizzarsi e calarsi subito in questo palcoscenico perché sarà un campionato molto complicato e difficile. Poi come tutti i tifosi spero che alla fine dell’anno la squadra rossazzurra possa festeggiare il pronto ritorno in C anche se Trapani, Lamezia, Vibonese e le squadre campane potrebbero battagliare fino alla fine o comunque dare fastidio al Catania in ottica promozione. A mio modo di vedere però, per ciò che sembrerebbero essere le intenzioni di questa proprietà e gli investimenti che vorrebbero fare, il ‘nuovo’ Catania dovrà guardare solo se stesso ed evitare di cadere nelle insidie e nelle trappole che tutti gli avversari escogiteranno per fermare i rossazzurri. Io ho massima fiducia nel gruppo Pelligra e sono fermamente convinto che a fine anno festeggeremo tutti insieme la promozione in C.

Per centrare la promozione in quali ruoli inseriresti i giovani e, soprattutto, punteresti su un allenatore emergente o su un veterano della categoria?
“Ritengo che più di ogni cosa a fare la differenza sarà l’equilibrio. Non si può pensare di vincere la Serie D puntando solo su giocatori di categoria superiore così come è molto complicato trionfare senza delle individualità importanti. La Gelbison, che nella passata stagione ha vinto il nostro girone, è il perfetto esempio di una squadra vincente e ben strutturata. Era composta da giocatori di Serie D con qualche elemento di categoria superiore che hanno formato un gruppo molto affiatato, unito e, soprattutto, equilibrato in tutti i reparti. A mio modo di vedere l’asse portante della squadra, quindi i centrali di difesa, i centrocampisti e la prima punta, dovrebbero essere tutti giocatori esperti in grado di fare la differenza. Specialmente nel ruolo di centravanti ingaggerei il classico bomber in grado di segnare a raffica e trascinare a suon di gol i propri compagni. In Serie D più che in altre categorie sarà proprio la prolificità dell’attacco a fare la differenza. Gli under quindi li proporrei sulle fasce, sia come terzini che come esterni d’attacco. Molte squadre inoltre schierano dei portieri giovani, tuttavia per una piazza come Catania pensare a questa soluzione non credo sia una strada percorribile. Un portiere giovane commette spesso degli errori che nella maggior parte costano un gol, quindi in quest’ottica o si prende un estremo difensore giovane ma che abbia già una personalità e delle spalle molto larghe o sarebbe meglio puntare su qualcuno di più scafato e già conscio della categoria. Riguardo all’allenatore dico che, conoscendo la piazza, Catania sicuramente si aspetta il nome di un tecnico già affermato anche se per me sarebbe meglio puntare su un giovane emergente che però abbia già allenato nel medesimo girone di Serie D e che quindi conosca perfettamente la categoria, gli avversari, i campi e, soprattutto, i calciatori.

Dopo la fine del vincolo contrattuale con il Giarre, mister Cacciola ha già ricevuto delle telefonate?
Per il momento c’è stato qualche ammiccamento con alcune realtà ma finora niente di realmente concreto. Rimanendo senza contratto credo sia normale avere un po’ di ansia e preoccupazione tuttavia io rimango molto sereno, fiducioso e tranquillo, per cui spero presto che qualcosa di positivo possa accadere. Nonostante le difficoltà di inizio stagione credo comunque di aver fatto un buon lavoro a Giarre conquistando una salvezza che alla fine del girone d’andata sembrava quasi impossibile da raggiungere. Cosa farei in caso di una chiamata del Catania? Senza dubbio abbandonerei immediatamente qualsiasi cosa io stia facendo in quel momento e correrei a firmare il contratto. Da tifoso rossazzurro oltre che ex calciatore etneo per me allenare il Catania sarebbe un altro sogno che si realizza. Da catanese chi è che non vorrebbe entrare a far parte della propria squadra del cuore? Ritornare sul prato del ‘Cibali’ in occasione della giornata dell’Orgoglio Rossazzurro con tutta quella gente e quell’entusiasmo è stato davvero magico ed emozionante, pensare di poterlo fare da allenatore dei rossazzurri mi fa venire la pelle d’oca. Con molta umiltà però credo che sia molto difficile coronare quest’altro mio grande desiderio visto che la concorrenza per la panchina etnea sarà altissima e spietata tuttavia nella vita mai dire mai perché a volte i sogni, anche quelli più difficili e complicati, riescono inaspettatamente a realizzarsi.

Si ringrazia Gaspare Cacciola per la cortesia, la disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

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