FERRARO: “Catania piazza stupenda, tutta la città vive di calcio. Non era facile gestire una rosa così importante”

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foto Filippo Galtieri

Seconda vittoria consecutiva del campionato di Serie D per mister Giovanni Ferraro, con il trionfo di Catania che si aggiunge alla brillante stagione sulla panchina del Giugliano. Ferraro ne parla ai microfoni di Televomero. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:

“Voglio ringraziare tutta la società del Catania, il presidente Pelligra, il vice presidente Grella, il direttore Laneri, Carra e Bresciano, persone che hanno pensato a me per rilanciare il Catania. Io sono un tesserato rossazzurro fino al 30 giugno, la società fa le valutazioni necessarie, dal primo luglio si penserà al mio futuro. Qualche squadra mi ha chiamato ma ho detto non è giusto affrontare alcun discorso adesso, aspetto il Catania con cui abbiamo già avuto un colloquio, hanno le loro idee su di me come allenatore”.

”Catania è una piazza stupenda, vanta un pubblico straordinario, lì si vive un calcio diverso con tanta adrenalina e pressioni. Io non ero abituato a confrontarmi in un palcoscenico con 20mila tifosi sugli spalti e 70 testate giornalistiche. E’ qualcosa di emozionante Catania perchè tutta la città vive di calcio, i tifosi dappertutto ci fermano. Mi sento un allenatore migliore, non era facile gestire una rosa di 31 giocatori, la maggior parte dei quali l’anno prima giocavano in categorie superiori e, quindi, non erano abituati alla mentalità dei dilettanti. De Luca non conosceva addirittura la regola degli under”.

“Molti calciatori hanno firmato per Catania, non per la categoria. Devi avere una società importante e un direttore sportivo altrettanto importante per riuscire a gestire uno spogliatoio come quello rossazzurro. E’ semplice dire che se hai una corazzata vinci, in realtà vincere un campionato è sempre difficile. Alla fine il girone I di Serie D si è concluso con 31 punti di vantaggio sulla seconda, ma non si poteva fare diversamente a Catania. La nostra forza è stata rappresentata anche dai cambi, che spesso imprimevano un’accelerata alla partita”.

“In generale ho sempre pensato di collocare in campo i giocatori nel ruolo più adatto per farli esprimere al meglio. Questo aspetto è essenziale per me. Ho lavorato anche con calciatori predisposti a fare un certo tipo di lavoro. Penso anche a Lodi, giocatore importante da gestire con tanti anni di calcio alle spalle. Sono entrato nella loro testa e, dopo avere un po’ snobbato all’inizio la categoria, hanno compreso le difficoltà e si sono calati nella realtà”.

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