Alcuni tratti dell’intervista che l’ex rossazzurro Giuseppe Mascara ha concesso al quotidiano La Sicilia, evidenziando anche gli anni vissuti alle pendici dell’Etna:
“Gol dopo avere calciato al volo da 40 metri a Palermo? Non mi sento prigioniero di quel gol, ma gli altri 148 non li ricorda nessuno. Oggi un pò la partita mi manca, ma ho 45 anni e zero rimpianti. Da calciatore mi divertivo e riuscivo a fare divertire. Oggi il ruolo è cambiato, ho deciso di allenare e mi piace, mi rende vivo, ne vado fiero. Non voglio presentarmi come Mascara che ha giocato in A, oggi se sei capace di comunicare hai ottenuto l’80% del lavoro”.
“Io rimasto un idolo a Catania? Ho vissuto anni favolosi. Penso di avere ricambiato in campo la disponibilità eccezionale della gente verso di me. Non me la sono mai tirata, resto un uomo del popolo. L’amore e il rispetto sono reciproci. Pasquale Marino? Mi ha dato tanto ed è uno dei pochi che insegna calcio, poi tra siciliani abbiamo un rapporto speciale. Quando gli rifilai due gol e lui allenava l’Udinese, dopo la partita mi salutò con la solita ironia: «Mi dovevi rompere le uova nel paniere proprio tu… dovevo portarti con me a Udine». E abbiamo riso insieme”.
“La promozione del Catania in A nel 2006? Risultò decisiva la costruzione della squadra con veri uomini, si creò una magia in città e con i tifosi. Gli allenatori avuti a Catania? Mihajlovic sembrava forte fuori ma era timido, un buono, umile e gentile anche quando ti spiegava il suo calcio. Giampaolo lo ricordo fissato con la tattica, integralista ma persona vera. Silvio Baldini un vincente, aveva una vita naif o esagerava sul personaggio che è diventato ma con i suoi metodi attira attenzione. Zenga ha idee molto chiare che a volte non sono state valorizzate. L’esordio in Nazionale a Pisa? Fu il coronamento della mia carriera”.
Curiosità relativa al periodo in cui Mascara giocò negli Emirati: “Muntasser, ex del Catania, era amico di Maradona. Quest’ultimo me lo ritrovai di fronte, c’era una fila infinita di persone, si ricordava di me perchè avevo giocato a Napoli. Siamo stati a cena e in campo. Maradona è la persona più buona e onesta che abbia mai conosciuto. Rispettava tutti ed era Diego”.
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