Il pareggio a reti inviolate contro il Sorrento lascia l’amaro in bocca e qualche riflessione inquietante. Dopo le prime tre uscite stagionali, la squadra di Toscano sembrava aver trovato un’identità nuova: più compatta, propositiva e con un barlume di fiducia in più. Ma contro i campani – dopo la sconfitta di Cosenza – qualcosa non funziona come prima. Mancanza di mordente, poca incisività in attacco. Un cinismo sotto porta che sembra un problema cronico, aggravato dalle assenze tra centrocampo e attacco.
Al termine della gara, Alessandro Celli ha sottolineato come i carichi di lavoro siano pesanti e come il rischio infortuni sia sempre dietro l’angolo nel calcio: un concetto sacrosanto, certo, ma non può essere un caso che stagione dopo stagione si presentino gli stessi problemi. In avanti, le occasioni non concretizzate pesano come un macigno. Solo la provvidenziale parata di Dini sul rigore di D’Ursi ha evitato che la situazione degenerasse. L’azione che ha portato all’assegnazione del penalty è da studiare con attenzione: mette in evidenza lacune importanti, sulle quali bisogna lavorare fin da subito.
Toscano lo sa bene, tanto da finire lui stesso sulla graticola: i punti persi, uniti alla recente sconfitta di Cosenza, aumentano il rischio di allontanarsi dalle posizioni di vertice. È ancora presto per trarre conclusioni definitive, ma il messaggio è chiaro: servono coraggio, lucidità e concretezza. Il Catania ha dimostrato di poter essere una squadra competitiva, ma senza cinismo, senza applicazione sui dettagli e senza capacità di reagire agli episodi chiave, anche la partita più favorevole può trasformarsi in una delusione.
***CLICCA QUI per seguirci sulla nostra pagina Facebook***