Mister Walter Novellino ha lavorato praticamente da subito sulla base di un 3-5-2, modificando nell’arco dei 90′ la linea difensiva a quattro o cinque uomini a seconda dei momenti della partita. Vedremo se mercoledì pomeriggio, come sembra, contro la Viterbese il Catania ripartirà con lo stesso modulo utilizzato nelle ultime gare. Se così sarà, ancora spazio tra i centrali di difesa all’esperienza di Marchese. Vi abbiamo già parlato dei dubbi a centrocampo mentre, in avanti, Di Piazza dovrebbe scendere in campo dall’inizio. L’ex Lecce farebbe coppia con uno tra Manneh, Sarno e Llama. Marotta pare avviato verso la panchina.
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Riprendersi dalla batosta di Reggio Calabria. Questo l’obiettivo immediato del Catania che deve lottare per ottenere il migliore piazzamento possibile in classifica prestando anche attenzione al Catanzaro che insegue alle sue spalle. Nel frattempo la sosta può essere utile a ricaricare energie fisiche e nervose, preparando il doppio turno casalingo che vedrà i rossazzurri avversari di Viterbese e Bisceglie. Importante sarà continuare a far valere il fattore Massimino, dove in campionato la squadra dell’Elefante ha sempre vinto ad accezione della sconfitta col Catanzaro (0-2) e del pareggio con il Potenza (1-1).
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L’ex centrocampista e capitano del Catania Davide Baiocco rilascia, con grande disponibilità e cortesia, un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com. Temi principali: l’esonero di Andrea Sottil, l’andamento della stagione rossazzurra e la brutta sconfitta di Reggio Calabria.
Calcio italiano pieno di problemi, manca la reale volontà di cambiare? “Il calcio va rivisto con un alcuni accorgimenti, rendendolo un ambiente privo di polemiche e problemi, cercando di remare tutti insieme per qualcosa d’importante. Spesso ci si concentra su cose che lo rendono quello che non è. Il calcio dovrebbe essere momento di aggregazione, felicità, condivisione. Sul campo negli ultimi anni fortunatamente mi sono sfogato un pò ma tutto quello che c’era intorno era depotenziante. A volte facevo uscire la peggiore parte di me (ride, ndr). Non è tutto da buttare nel calcio ma dobbiamo essere più umili. Non c’è la volontà di cambiare. A parole tante persone me la manifestano, mi hanno chiesto di costruire qualcosa ma tutti si focalizzano sull’oggi, non lavorando sulla stabilità nel tempo. In questo momento vedo difficile un cambiamento, ma resto fiducioso per il futuro dai”.
In questi giorni so che hai rivisto Plasmati, com’è stato? “Gli ho parlato del mio progetto, volevo condividerlo con lui che è molto impegnato a Matera. Abbiamo chiacchierato piacevolmente. E’ stato bello ritrovarci, condividendo quel che attualmente facciamo senza parlare troppo del nostro passato nel calcio. Abbiamo trascorso qualche ora in maniera molto piacevole e positiva”.
Sottil esonerato, tu che lo conosci bene saprà risollevarsi immediatamente? “Il 90% della nostra vita dipende da come noi reagiamo, questo fa la differenza nelle persone. Io non mi faccio travolgere da quel che mi accade, rappresentativo del 10%. Si devono avere l’intelligenza, la serenità e la consapevolezza giuste. Spesso ci lasciamo condizionare da elementi che non controlliamo. L’unica cosa che siamo in grado di controllare è il nostro modo di essere mentalmente programmati, non facendoci influenzare da nessuno. E’ importante metterci in discussione sempre. Io stesso, sulla base di quanto insegna il mio percorso, mi sono reso conto che non c’è una verità assoluta ma diverse verità. Ragionando così affronti quello che ti accade in maniera differente, venendo fuori molto fortificato dagli accadimenti. In questo senso sono convinto che Andrea saprà risollevarsi. Chi ha lavorato bene e sa di avere dato tutto, pur commettendo degli errori, va avanti”.
Sottil ha firmato un contratto a lunga scadenza, cosa non ha funzionato a tuo avviso? “Io non ho seguito tantissimo il Catania, dovrei conoscere le dinamiche interne e lo sviluppo del lavoro portato avanti. Il problema principale secondo me è stata la creazione di aspettative sbagliate e le responsabilità non sono state esclusivamente di Andrea. Paga uno, ma tutti sono responsabili. Ripeto, bisogna stare attenti a non creare aspettative sbagliate nella gente. Qualcuno magari pensava potesse essere più semplice, ma la C è un campionato di sofferenza, nessuno vince facilmente. La Juve Stabia ha un pò rallentato, c’era solo da pazientare e lavorare per crescere. Credo sia stato fatto un buon lavoro ma se non si dà continuità ad un progetto tecnico per diversi anni e si tende a cambiare, per me non va bene. Se inizio un progetto, al primo anno posso sbagliare per il 70%. Poi al secondo correggo il 35%, man mano se sono bravo ad intervenire correggo tutti gli errori negli anni e costruisco un gruppo solido con un’idea ben precisa. Spesso la fretta è cattiva consigliera e ci spinge ad effettuare operazioni non giuste. Tutti vogliamo subito tornare in Serie A, categoria che dovrebbe sempre appartenere al Catania, ma sappiamo realisticamente che serve tempo e conta la stabilità del club. Con le giuste aspettative diventa più facile comunicare, al di là delle esigenze di qualcuno. Se io sono trasparente, mi risparmio molti problemi e posso lavorare anche in maniera più serena. La Juve Stabia da due-tre anni porta avanti il suo progetto tecnico con continuità, ottenendo risultati anche superiori alla media. E non è un caso. Se c’è progettualità, dedizione al lavoro ed etica arrivi al traguardo. Tensioni e problematiche non rappresentano, invece, l’ambiente ideale per lavorare. In ogni ambito lavorativo è così”.
Che ne pensi dell’ingaggio di Walter Novellino? “Novellino non l’ho mai visto lavorare, quindi non posso esprimermi sulle sue idee e qualità tecniche. Sarei un presuntuoso se lo facessi. L’esperienze ce l’ha, parlano i risultati. La personalità non gli manca sicuramente. E’ subentrato a Sottil perchè, nel costume italiano, è più facile cambiare l’allenatore. Secondo me avrebbe invece più senso, a gennaio, mandare via i calciatori che non sono pronti per la mia tipologia di gioco, rimpiazzandoli con chi ritieni adatto al tuo sistema. Se l’allenatore lavora bene ed il tuo progetto tecnico nasce con lui, per me andrebbe fatto questo ragionamento. Sono scelte. Sembra più facile esonerare, in realtà non è così. I problemi secondo me nascono a monte, in quello che si accetta e dice. Se voglio portare avanti un mio piano che penso rappresenti la strada migliore per ottenere risultati, vero è che devo rendere conto alla società ma poi bisogna vedere quali sono gli accordi presi, i giocatori a disposizione, valutare il tempo necessario, se alleno il materiale che mi dai e non è in linea con il mio modo di fare calcio. Serve chiarezza. Se non c’è questa, poi nascono i problemi”.
Sconfitta per 3-0 dopo avere battuto due grandi squadre come Catanzaro e Juve Stabia. Come motivarla? “In base alla mia esperienza vissuta da calciatore, bisogna vedere come sono arrivati i due precedenti risultati. Con un gioco all’altezza, una prestazione ad altissimo livello e tante occasioni da gol prodotte, oppure sono venuti fuori dopo una partita combattuta che potevi anche pareggiare o perdere e, invece, l’hai vinta? Sono andato a Reggio con un atteggiamento diverso da Catania-Juve Stabia, dando per scontato di vincere? Mi sono preparato nella maniera giusta? Dopo due gare dal coefficiente di difficoltà elevato – sono supposizioni le mie – forse si è rifiatato un attimino a livello mentale. Chi vuole vincere non sottovaluta nessuna partita, neppure un’amichevole ma non so se, nel caso del Catania, sia realmente andata così. Nel calcio ci sono mille variabili che entrano in gioco per valutare nel dettaglio l’andamento di una partita. Però può succedere di riportare una pesante sconfitta. Sicuramente i giocatori non volevano perdere 3-0. Da questa partite si può e deve ripartire più forti. Una sconfitta del genere ti tocca dentro e dà una spinta ulteriore per reagire. Sarebbe meglio non prendere cazzotti ovviamente, però la grande squadra è anche e soprattutto quella che dimostra di sapere reagire nei momenti più delicati”.
Si ringrazia Davide Baiocco per la gentile concessione dell’intervista.
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Infortunio che non ci voleva in questo momento per il Catania. Marco Biagianti salterà il doppio impegno casalingo di campionato con Viterbese e Bisceglie e potrebbe recuperare in occasione della trasferta pugliese che vedrà i rossazzurri ospitati dalla Virtus Francavilla. Adesso lo staff tecnico etneo valuta quale soluzione adottare per rimpiazzare il capitano. Rosario Bucolo e Giuseppe Carriero rappresentano le principali alternative. C’è anche l’ipotesi Federico Angiulli.
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Sabato e domenica le squadre del girone C di Serie C disputeranno la 33/a giornata. Turno di riposo per il Catania che seguirà con interesse quel che succederà sui vari campi. Si parte con l’anticipo in Puglia tra Virtus Francavilla e Potenza, nel contesto di un match vibrante in chiave Play Off. Spareggi promozione che sogna anche la Cavese, di scena contro il Catanzaro, dal canto suo tornato alla vittoria con la Sicula Leonzio.
La Reggina, galvanizzata dal netto 3-0 inflitto al Catania misurerà le proprie ambizioni con il Rieti, reduce dall’1-1 incoraggiante di Castellammare di Stabia. Vibonese a caccia di punti fondamentali in ottica Play Off con la Paganese, così come la Casertana ripartita da mister Pochesci al cospetto del Rende. Trasferta ostica per la Juve Stabia a Bisceglie, Trapani all’assalto della vetta ospitando una lanciatissima Viterbese. Derby siciliano a Lentini dove i padroni di casa sfideranno il Siracusa.
“Eravamo una grande squadra. Barrientos, Gomez, Bergessio, il mio amico Montella come allenatore…”. Nonostante i pochi mesi trascorsi alle pendici dell’Etna, il terzino Marco Motta ha ricordato brevemente l’esperienza con la maglia del Catania, ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Oggi Motta gioca a Cipro (Omonia Nicosia), avendo firmato in estate un contratto triennale dopo 4 anni tra Watford ed Almeria. Guardando il mondo da un’altra prospettiva ma tenendo sempre a mente le tappe vissute in Italia, tra cui appunto Catania. Nella stagione 2011-2012 la società rossazzurra lo prelevò a gennaio dalla Juventus con la formula del prestito. Erano i tempi del ‘Piccolo Barcelona’, di un Catania che sapeva coniugare bel gioco e risultati costituendo una bellissima realtà. Un modo per sfogliare l’album dei ricordi, con un pizzico di nostalgia ma anche l’auspicio di scrivere al più presto nuove esaltanti pagine di storia.
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Sedicesima puntata degli episodi più divertenti di Serie C secondo Eleven Sports – Serie C TV, piattaforma ufficiale della Lega Pro, tra errori in zona gol ed a difesa dei pali che hanno caratterizzato il recente turno di campionato.
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Catania in campo nel pomeriggio a Torre del Grifo Village: completata una sessione di “torello” ed attivazione, il gruppo si è dedicato ad una serie di partite caratterizzate da precisi obiettivi tecnico-tattici, seguite da un intervallo di lavoro atletico e da una partitella finale.
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Intervista rilasciata ai microfoni del sito ufficiale del Cosenza, ad opera dell’ex capitano rossazzurro Mariano Izco. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:
“Avevo tanta voglia di giocare e dimostrare che stessi bene, che non fossi un giocatore finito. Ho anche ricevuto un’offerta dal Cile ma io desideravo rimanere in Italia, anche per la famiglia. Ho accettato subito la chiamata del Cosenza e sono contento di questa opportunità. Voglio giocare, dare una mano ai ragazzi centrando la salvezza prima possibile. Ho avuto una piccola contrattura, mi auguro di rientrare al più presto. Ormai sembro più italiano che argentino. I miei figli sono nati in Italia, sono felice di essere approdato in questo Paese, mi trovo bene. Catania ha rappresentato la mia prima tappa italiana, per me è stata una fortuna giocare più al Sud che al Nord”.
“Gli italiani somigliano agli argentini e devo dire che il tifo di Cosenza è molto vicino a quello argentino. I tifosi rossoblu ti fanno stare bene, ci tengono tanto e fa molto piacere sentire il loro affetto. Il Cosenza è una bella realtà, lo stiamo dimostrando. Il mio rapporto con Gomez? ‘Papu’ è un grande amico, lui è contento che abbia trovato sistemazione. Sicuramente seguirà il Cosenza. Anche con Spolli c’è un grande rapporto, abbiamo giocato insieme. Quando lo ritroverò da avversario spero che vinca il Cosenza. Il Palermo? Sarà una gara tosta contro una squadra che si gioca la promozione in A, ma penso che il Cosenza potrà dimostrare di essere all’altezza”.
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Muolay Hicham Miftah. Gli attenti conoscitori della storia rossazzurra recente ricorderanno questo attaccante di nazionalità marocchina transitato alle pendici dell’Etna durante l’era Gaucci. Stagione 2003-04; sulla panchina rossazzurra sedeva il duo composto da Gabriele Matricciani e Stefano Colantuono, quest’ultimo alla prima esperienza da allenatore nel campionato cadetto. Miftah è tra gli attaccanti di ruolo presenti in una squadra dove spicca il talento cristallino di Peppe Mascara e del falco Lulù Oliveira. Proprio la folta concorrenza gli impedirà di lasciare il segno e trovare il campo con continuità (soltanto 52′ da titolare nello 0-3 rifilato al Venezia), tanto che a gennaio il giocatore fa le valigie: destinazione Reggiana. La sua carriera proseguirà in Serie C (nel 2005-06 tornerà in Sicilia, sponda Acireale), fino alle significative esperienze degli ultimi anni tra i dilettanti, dove ha segnato gol a grappoli. Attualmente l’esperto attaccante, dopo aver indossato fino a dicembre la maglia della Correggese, battistrada del Girone A di Eccellenza emiliano-romagnola e tra le 60 squadre italiane ancora imbattute (fonte: Eurosport), è sceso di categoria e milita in Promozione nella Langhiranese Valparma.
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