ESCLUSIVA – Millesi: “Catania, il derby si vince con attenzione e fame. Calci piazzati determinanti. Biondi, gioca con umiltà”

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Francesco Millesi

Ha totalizzato solamente 11 presenze con la maglia del Catania, ma ogni partita giocata in rappresentanza dei colori rossazzurri racchiude un significato profondo per Francesco Millesi. Grazie al Catania, peraltro, Millesi ha giocato nel massimo campionato italiano coronando il sogno di tanti catanesi. In vista della trasferta di Palermo, lo abbiamo intervistato approfondendo il tema derby:

Francesco, ormai ci siamo per la disputa di Palermo-Catania. Come vedi le due squadre arrivare all’appuntamento?
“Sono partite in cui ci si dimentica della categoria, della classifica. Partite che fanno bene al calcio perchè il derby è qualcosa di unico, speciale. Anche la preparazione alla gara è diversa, sia da parte del calciatore che del tifoso. Il Palermo è partito male e vive una situazione un pò così, il Catania secondo me è più attrezzato. Personalmente ho ancora il ricordo negativo e straziante del derby del 2007 in cui perse la vita l’ispettore Raciti. Mi auguro di assistere ad un bel derby e che vinca il migliore. Il Palermo, comunque, è assolutamente da non sottovalutare perchè match come questi non fanno testo, è come se non facessero parte del campionato. Può anche capitare che una squadra viva un momento migliore ma nei derby si azzera tutto e vince chi ha più voglia e fame. Il mio esempio lampante fu quando indossai la maglia dell’Avellino contro il Napoli, in Serie C. Loro avevano una formazione da A con gente come Calaiò, ‘Pampa’ Sosa e Inacio Pià. Noi eravamo umili operai della categoria ma vincemmo il campionato. Se il Catania scende in campo con la presunzione di dire che il Palermo è in difficoltà, nascerebbero tante insidie”.

Importante anche non caricare un derby più del necessario, che ne pensi?
“Un derby si carica da solo, non serve la spinta dei tifosi e dell’allenatore. Il professionista capisce il valore del derby, sa che rimane nella storia ed impresso nella mente del tifoso. A volte quando l’entusiasmo è troppo alto viene caricato più del dovuto. Fa male bruciare troppe energie a livello mentale durante la settimana, poi accumuli ansia ed il pallone pesa 200 kg. Bisogna stare attenti”.

I giovani possono dare qualcosa in più in gare come queste?
“Ormai con le nuove regole sui giovani hanno ammazzato la Serie C. Prima era una categoria intermedia ma di livello elevato con tanti giovani davvero bravi che dalla C facevano il salto in categorie superiori. Oggi di giovani ce ne sono anche troppi e le squadre, spesso, hanno un’età media molto bassa venendo a mancare la necessaria esperienza. Prima c’era l’esperienza dell’over da una parte, il giovane che dava freschezza e ulteriore qualità dall’altra. Adesso molti giovani si sentono protagonisti e non hanno abbastanza fame. Quando i club faticano ad andare avanti si è costretti a fare affidamento ai giovani perchè la Lega Pro dà il contributo in base al minutaggio e questo abbassa parecchio il livello tecnico. Ad Avellino mi capitò anche che, avendo in rosa Zappacosta e Bittante, più Angiulli – giocatore che poi ha vestito la maglia del Catania – stavo in panchina. Palermo e Catania comunque sono grossi club che hanno l’ambizione di salire in B e non badano troppo ai giovani, quelli attualmente presenti nelle rispettive squadre sono abbastanza promottenti”.

Tra i più promettenti figura sicuramente Kevin Biondi.
“Non è facile nella propria città imporsi. Io sono stato a Catania, ho vestito quella maglia in A, entrare al ‘Massimino’ rappresentando la tua città è un’emozione grande. Se non sei lucdo mentalmente e umile non riesci ad emergere. Mi auguro che rimanga coi piedi per terra e viva serenamente questi momenti che, magari, un giorno potrà raccontare. Può sembra la normalità il fatto che giochi il derby e sei ancora giovane con un futuro davanti, ma ogni partita e soprattutto un derby va giocata come fosse l’ultima gara. Giocando con questa mentalità, Kevin ed il Catania ci daranno delle grosse soddisfazioni”.

Che idea ti sei fatto del cambio di proprietà a Catania?
“Pellegrino è una persona molto preparata, professionale. E’ lui il collante. Vedo una società con tanto entusiasmo, vorrebbe tornare nei palcoscenici che la città merita. Adesso bisogna riequilibrare il Catania a livello societario essendoci in corso una trattativa con Tacopina, e poi col Covid c’è sempre il rischio che si fermi tutto. Non è una situazione facile che sta vivendo il calcio italiano. Ma bisogna pensare all’oggi, non al domani. C’è una proprietà che vuole crescere e tornare in alto, con la fiducia di tutti il Catania riuscirà a raggiungere gli obiettivi prefissati. Non bisogna dare troppo entusiasmo, serve il giusto equilibrio”.

Tornando al derby, quali aspetti potrebbero incidere in modo significativo?
“I derby si vincono con l’attenzione. Io non partivo mai col piede sull’acceleratore nei derby perchè bisogna capire un attimo l’avversario, poi chiaramente c’è una tattica ed una strategia elaborata durante la settimana. Conterà soprattutto l’atteggiamento mentale e fisico, ma difficilmente le due squadre partiranno subito a 2mila. I calci piazzati, poi, secondo me possono farti vincere la partita. Servirà massima attenzione, in un derby basta un errore e ti fa compromettere il lavoro di un’intera settimana. Credo che sarà un primo tempo con poche emozioni ed una ripresa, magari, bellissima. Il Catania ha un buon allenatore che cura con particolare attenzione i calci piazzati. In Lega Pro il il 70% dei gol nasce proprio da queste situazioni, anche perchè in questa categoria più o meno i calciatori si equivalgono. Un allenatore che cura molto bene i calci piazzati come Raffaele è importante. Io personalmente ho avuto Eziolino Capuano, un fenomeno sui piazzati. Ma ripeto, il Catania è ripartito da Raffaele che, in questo senso, dimostra di eccellere”.

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