ESCLUSIVA – Zeoli: “Catania, raccogli le massime energie. I miei derby? A volte la notte non dormivo. Con Toshack esprimevamo un grande calcio”

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In vista del derby di Sicilia tra Catania e Palermo abbiamo contattato l’ex rossazzurro Michele Zeoli, 112 presenze alle pendici dell’Etna dal 2000 al 2004 e tra gli artefici della promozione in Serie B nella stagione 2001-02 in quel di Taranto. L’indimenticato difensore nel corso del suo intervento si è soffermato su dinamiche di tipo tecnico e psicologico alla vigilia della sfida con la squadra rosanero.

Che idea ti sei fatto del Catania attuale?

«C’è stato qualche problema all’inizio ma, anche grazie ai nuovi acquisti, la squadra ha trovato la quadratura del cerchio. É chiaro che davanti c’è la Ternana, che ritengo abbia stra-vinto il campionato, però è importante migliorare la classifica in vista dei play-off».

É subentrato un po’ di malumore per gli ultimi tre pareggi consecutivi. La stanchezza per i troppi impegni ravvicinati s’è fatta sentire ma non può costituire una sorta d’alibi in vista del derby, sei d’accordo?

«Assolutamente. Il fatto che tante squadre possano avere questi alti e bassi è facile dirlo dall’esterno, chi ha giocato a calcio invece sa benissimo che, soprattutto in queste categorie, recuperare energie fisiche e mentali è importantissimo, oppure se disponi di una rosa profonda, con tanti elementi, l’allenatore deve essere bravo a saper alternare i giocatori. Il doppio rinvio della gara di Pagani ad esempio è il tipo di situazione che ti toglie tante energie. Il pareggio viene visto come una sconfitta però muove la classifica, l’ambiente resta sereno e i giocatori non perdono le certezze che avevano acquisito ultimamente. Derby? Ritengo che il mister non debba neanche caricarla la gara perché si carica da sola, peccato non ci sia il pubblico. É una partita che qualunque giocatore vorrebbe disputare, sia chi ha giocato a Catania che a Palermo sa benissimo l’importanza di questo match. Penso che i ragazzi faranno di tutto per raccogliere le massime energie, soprattutto nervose, e portarle in campo».

Com’è allenarsi e giocare a calcio all’epoca del Covid?

«É brutto soprattutto se devi andare in trasferta, in casa è già diverso perché attendi l’avversario: ciò scombussola i piani. A livello di infortuni c’è la possibilità di recuperare ma il rischio di incappare in nuovi infortuni esiste, perché non avendo svolto una preparazione adeguata, giocando sempre e allenandoti poco vai incontro a tanti problemi fisici. É un campionato anomalo e particolare, penso che mai come adesso serva un pizzico di fortuna. Spero che tutti coloro che svolgono questa professione sappiano alimentarsi e fare una vita sana perché è importante. Fra poco arriverà anche il caldo, sarà un fattore determinante per la condizione fisica».

Al di la delle difficoltà si sta vedendo una squadra costruita su misura dell’allenatore…

«Penso sia l’ABC. Se prendi un allenatore che gioca in un modo devi acquistare giocatori con determinate caratteristiche. Invece ci ritroviamo, anche guardando i campionati maggiori tipo la Serie A, allenatori che giocano in un modo e poi, in base alle caratteristiche dei propri giocatori, sono costretti a cambiare sistema di gioco, anche se io sono dell’idea che un allenatore debba saper gestire qualsiasi situazione».

Nel quadro di una complessa ricostruzione societaria e sportiva, Pellegrino e Guerini sono riusciti a compattare l’ambiente e mettere i giocatori nella condizione di potersi esprimere con la serenità giusta…

«Maurizio ha giocato e allenato a Catania, il mister ha allenato e ci vive: sono componenti importanti queste. Si tratta di persone credibili, anche per il lavoro che è stato fatto ad inizio stagione con il salvataggio della matricola. Con i fatti hanno avuto la fiducia della piazza, della gente e della stampa, queste cose penso siano fondamentali a Catania. Trattativa Sigi-Tacopina? L’unica cosa importante in questo momento è che la squadra rimanga lontana da queste dinamiche e si concentri soltanto sul campo».

Un calciatore come si prepara psicologicamente ad una partita importante come il derby?

«La settimana che precede è pesante. Curi i minimi particolari, l’alimentazione e il riposo. Bastava un caffè e fino alle tre di notte non dormivo (ride, ndr). Non era necessario caricarla ulteriormente perché si rischiava di entrare in campo con troppa foga e commettere qualche sciocchezza».

Quali sono i tuoi ricordi legati a questa partita?

«Ricordo quando il derby cominciò con un’ora di ritardo per il lancio dei coriandoli: segnò Apa, il Palermo aveva un’ottima squadra. Ricordo anche la vittoria per 2-0 con gol di Cordone e Oliveira (stagione 2002-03, ndr) in notturna con Toshack in panchina. Era un allenatore che ad un certo punto ci aveva conquistato tutti. Ci dava serenità e giocavamo pure bene, poi ebbe dei dissidi e decise di andarsene. Ricordo che con tutta la squadra provammo a convincerlo a rimanere. Io, che ero anche appassionato del calcio del passato, quando a Siena lo vidi entrare nello spogliatoio sapevo chi fosse, aveva allenato Butragueño ed era stato un grande calciatore del Liverpool. Di fronte avevamo un personaggio a cui non potevi dire nulla, aveva girato il mondo, era stato al Besiktas e al Saint-Étienne. A volte lo vedevi girare in pantaloncini e scarponi per le strade di Aci Castello! (ride, ndr)».

Si ringrazia Michele Zeoli per la gentile concessione dell’intervista.

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