ESCLUSIVA – Mosca: “A Gangi salvammo la storia del Catania ’46. Tacopina-Sigi, dico la mia. Staff di primo livello per ripartire”

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Giuseppe Mosca

13 maggio 1995. Il Catania vinse 3-0 a Gangi tornando tra i professionisti. Dopo mesi di tensione il popolo rossazzurro potette tirare un sospiro di sollievo, grazie ad un gruppo di uomini veri capaci di lottare su qualsiasi terreno di gioco. Tra questi il bomber Giuseppe Mosca, entrato nel tabellino dei marcatori praticamente ovunque abbia giocato e grande protagonista con la maglia del Catania. Lo abbiamo sentito per ricordare la vittoriosa trasferta di Gangi con un occhio rivolto anche al presente rossazzurro:

Beppe, sono trascorsi tanti anni da quando lasciaste finalmente l’inferno del CND. Quali ricordi conservi di quella grande cavalcata?
“Ricordo la preparazione alla partita, tre giorni in ritiro sulle Madonie. In attesa di questo fatidico giorno, arrivati lì trovammo un campo impraticabile, asciutto, sconnesso, non sembravano neanche porte regolamentari. I nostri avversari erano abituti a giocare su quel terreno di gioco. Loro erano rinchiusi dietro a perdere tempo nella speranza di salvarsi, noi dovevamo vincere a tutti i costi perchè il Milazzo ci tallonava domenica dopo domenica. Ogni nostra vittoria veniva pareggiata con altre vittorie del Milazzo. Lottammo punto su punto, poi riuscimmo a spuntarla noi salvando la storia del Catania ’46. Sapevamo di essre più forti ma con tutta quella sabbia, quel campo pieno di buche non era semplice vincere. C’era tanta tensione da parte nostra dopo mesi di duro lavoro, volevamo andare su e si sentiva nell’ambiente la voglia di rinascita. Eravamo molto responsabili. Sbloccammo la gara con Drago, io segnai il 2-0 e Ardizzone – che aveva fatto una mezza scommessa con il nostro medico sociale – calò il tris chiudendo la partita. Ci siamo tolti un peso in uno stadio pieno di catanesi. Non avevamo mai un giorno libero perchè dopo ogni partita pensavamo subito alla successiva, quel campionato interregionale era paragonabile ad un Lega Pro a vincere”.

Cosa ti spinse a scendere di categoria trasferendoti a Catania?
“Quell’anno mi sposai, avevo i preparativi per il matrimonio. Non ero molto convinto di scendere di categoria ma poi vidi una partita del Catania al Cibali, lo stadio pieno e non ci pensai due volte ad accettare. Quel campionato significò ripartenza per me, poi infatti ebbi molte richieste per tornare in C1. Dopo Catania feci Triestina, Spal, Savoia vincendo una Coppa Italia di C ed il campionato di C1 con il Savoia, disputai la finale con la Maceratese, con il Trapani. Catania fu un trampolino per ripartire. Ho girato tantissime squadre, Catania è una piazza non facile ma se le cose vanno bene non ha eguali. Ti fa sentire calciatore vero. Fortunatamente avevamo un gruppo umile, poche chiacchiere e tanti fatti. Non c’erano giocatori tatuati, con gel e cremine in faccia e chi scese di categoria non aveva la puzza sotto il naso. Io ho giocato due mesi con le infiltrazioni, finì il campionato con una frattura al piede ma sapevo che per il Catania dovevo dare tutto fino all’ultima goccia di sudore”. 

Passiamo al presente. Stadio chiusi, quanto ha influito sul Catania?
“Io ho giocato per 17 anni in Italia dall’estremo nord, ovest, est al sud e ti dico che forse è stato un vantaggio giocare senza pubblico per il Catania. Questa è una piazza veramente difficile. Catania domani mattina dimentica quanto hai fatto oggi. Se nei momenti difficili ci fosse stato il pubblico sugli spalti, chi ti garantisce che i giocatori di quest’anno sarebbe stati all’altezza della situazione sul piano psicologico? Devi avere gli attributi per giocare in una piazza del genere”.

Che ne dici dell’operato di Baldini?
“Dico che ha dato tranquillità ai giocatori. Si è portato avanti il lavoro fatto da Raffaele ma qualcosa è cambiata dal punto di vista mentale. Poi, esaurita la pozione magica, il Catania ha perso punti con Catanzaro e Foggia fino ad arrivare all’eliminazione dai playoff al cospetto di un avversario con una rosa fatta all’ultimo momento, capace addirittura di vincere 3-1 a Catania. E non si dica che le voci sull’extra campo hanno inciso, si è perso male e per di più in casa”. 

Tacopina-Sigi, altri acquirenti o rischio fallimento. Come valuti lo scenario per il Catania?
“Se tu vuoi comprare qualcosa al mercato è normale che cerchi il prezzo migliore. La Sigi si è imbarcata in questa situazione, ha agito per amore della società e adesso deve trovare una soluzione per assicurare continuità gestionale e rilanciare il Calcio Catania. Tacopina ha versato 800mila dollari nei mesi scorsi, qualcosa vorrà pur dire. Se non fosse stato interessato, non avrebbe tirato fuori queste somme. Credo che tutta la verità in questa vicenda stia nel mezzo. Fondamentalmente Tacopina è un uomo d’affari. Io penso che alla fine si troverà un punto d’incontro tra le parti, evitando il fallimento della matricola 11700. Queste schermaglie le reputo di natura tattica vedendo fino a quando si può tirare la corda, ma ormai siamo al rush finale. Io ancora do chance a Tacopina, secondo me ci sono margini per trattare e trovare un accordo a metà strada con lui. Anche il Sindaco mi pare si stia muovendo. Poi non so, pare ci sia l’interesse di altri potenziali investitori. In ogni caso non penso che la situazione del Catania sia identica allo scorso anno. Per la Sigi non è stato facile con una montagna di debiti allestire una buona squadra. Il Bari stesso con tutti gli investimenti fatti è ancora in C. Sarebbe forse più agevole ripartire dalla Serie D come hanno fatto altre realtà importanti. Anche perchè ripartiresti con una società senza debiti. Però a Catania i 2/3 della tifoseria spingono per la salvezza della matricola che ha una storia da rispettare”. 

Se il Catania si iscriverà regolarmente al prossimo campionato, ritieni che ci sarebbe da stravolgere anche stavolta?
“Sono dell’avviso che si deve comporre uno staff di primo livello sia a livello dirigenziale che di squadra e staff. Me lo auguro. Non basta soltanto essere tifosi e attaccati alla maglia. Io ho visto qualche partita del Catania e, devo dire la verità, non mi ha entusiasmato la squadra. Maurizio ha fatto un miracolo avendo a disposizione un budget ridotto, con i giocatori che dovevano accontentarsi di poco. Non voglio sminuire nessuno dell’attuale rosa ma in primis – dalla difesa all’attacco – servirebbe gente che corra, combatta, che abbia fame con un profilo di spessore e carismatico in panchina”.

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