CATANIA 2021/22: obiettivo dare validità al progetto tecnico con un budget ridotto

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La Serie C è uno dei campionati più difficili da affrontare. Abbandonare la terza serie italiana è davvero un’impresa titanica che può essere raggiunta solamente attraverso un virtuoso percorso di programmazione ed investimenti. Lo sa bene anche il Catania che nel corso di questi sei anni di Lega Pro ha provato in tutti i modi ad agguantare la cadetteria senza mai riuscirci. I costi sostenuti dal club di Via Magenta hanno progressivamente inficiato sulle casse societarie portando l’Elefante ad un passo dal baratro.

Per scongiurare qualsiasi nefasta eventualità, per la stagione 21/22 la proprietà SIGI metterà a disposizione del direttore Pellegrino (appena riconfermato al timone) un budget davvero ridotto e dovrà liberarsi anche di alcuni degli ingaggi più onerosi. Tuttavia non sempre il ridimensionamento economico comporta il fallimento del progetto tecnico; anche in questo caso non mancano gli esempi di compagini che seppur con poche risorse sono riuscite a compiere il salto di categoria. Vedi Juve Stabia e Trapani. Le Vespe trionfarono durante la stagione 18/19 staccando il Catania (partito invece con i favori del pronostico) di ben 12 punti. Sebbene il budget della società campana non fosse altissimo, il direttore Polito riuscì a reperire i calciatori adatti, allestendo ed amalgamando una rosa che sul campo si rivelò la prima della classe.

Ancora più calzante può essere l’analisi della stagione 18/19 dei granata. I cugini siciliani sulla carta si presentavano come nettamente sfavoriti nei confronti dei rossazzurri (la differenza nel valore della rosa era di circa 4 milioni) eppure riuscirono non soltanto ad arrivare secondi in campionato, ma ottennero anche la promozione in Serie B vincendo i playoff. Appare dunque evidente che, almeno in Serie C, il binomio soldi spesi = vittoria assicurata non esiste. Basti pensare che squadra più ricca del girone meridionale, cioè il Bari, in questi ultimi due anni non è riuscita a centrare la promozione, piazzandosi la prima volta al secondo posto (perdendo la finale playoff) e classificandosi l’anno dopo addirittura quarta. Pertanto la politica di spending review imposta dalla proprietà etnea può andar bene a patto che si programmi con oculatezza, lungimiranza ed intelligenza, reperendo sul mercato i tasselli giusti.

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