ESCLUSIVA – Tricoli (ag. FIFA): “Non sarà un mercato con tanti botti in C. Catania farà di necessità virtù con il fascino del suo blasone”

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Paolo Tricoli
foto gazzettalucchese.it

Il coefficiente di difficoltà del girone C di Serie C, le dinamiche di un mercato in cui di soldi ne girano pochi e sempre più spesso bisogna fare di necessità virtù, come impostare le strategie migliori. Di questo e altro abbiamo parlato con l’agente FIFA Paolo Tricoli, soffermatosi anche sulla situazione del Catania ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com:

Quanto è difficile vincere in Serie C?
“Io nella mia carriera da calciatore ho vinto tre campionati di C, non l’ho mai fatto in squadre dove la società avesse investito più soldi di tutti. Eravamo buone squadre, composte da tantissimi giocatori importanti per la categoria e non vuol dire i più pagati, o che scendevano dalla A o dalla B, ma gente con fame d’imporsi. Se parliamo di Catania in termini di strategie di mercato, io ragionerei su giocatori importanti ma che magari possano venire da 1-2 annate non eccezionali con il prezzo che si può abbassare sposando il progetto di una piazza e di una città bella come Catania”.

Catania anche quest’anno costretto ad intervenire con un occhio particolarmente attento alla calcolatrice…
“Credo che questa sia la finestra di calciomercato più ferma degli ultimi anni. In generale si fa un pò di necessità virtù, tolto qualche club non sarà una campagna trasferimenti da grandissimi botti. Ci si deve ingegnare un pochino sulle motivazioni dei giocatori, sulla prospettiva, sul blasone della piazza, sulla voglia di riscatto. Poi un pò di fortuna e l’intuizione giusta servono sempre e comunque. In un gruppo di 25 giocatori, 2-3 da provare a far esplodere da sconosciuti ci vogliono. Sia che parliamo di una piazza grande o piccola”. 

Quest’anno il Catania ha registrato l’età media di squadra più elevata del girone C. L’esperienza è importante, ma forse ancor di più il giusto mix tra giovani ed esperti?
“In un periodo storico dove le squadre di calcio soprattutto in C sono piene di ragazzi giovani, io credo che l’esperienza di chi ha 10-15 anni di calcio vero alle spalle sia fondamentale. Poi è chiaro che in un gruppo di 25 giocatori alla lunga potrebbe essere un limite averne 23 molto grandi di età. Diciamo che probabilmente se si vuole fare un campionato di vertice è più facile farlo con giocatori esperti, ma secondo me un mix con qualche elemento più giovane male non fa, serve a tutti. Sia al giovane per crescere che all’esperto per non abbassare la guardia”.

Catania che in sei anni non è mai arrivato al tanto atteso salto, come mai a tuo avviso?
“Il problema della C è che non è facile vincerla. Tra i professionisti è la categoria più difficile in assoluto perchè ci sono talmente tante incognite e restrizioni, rose limitate. Ai miei tempi c’erano squadre con 32 calciatori in rosa e questo ti permetteva anche di sopperire ad un eventuale numero elevato d’infortuni. Secondo me ognuno a casa sua, garantendo i costi e gli impegni economici, dovrebbe fare ciò che vuole con i propri soldi. I club dovrebbero essere in grado di decidere loro chi prendere, come e quanto pagarlo. Nei primi anni del 2000 c’erano mediamente 2-3 giovani in gruppi di 30 giocatori, e se questi giovani giocavano la maggior parte di essi saliva dalla C alla A. Oggi le squadre sono strapiene di ragazzi, la maggioranza di loro non fa il salto e quando smettono di portare contributi economici ai club non li guarda più nessuno. Poi, statistiche alla mano, spesso smettono di giocare a calcio o abbandonano il professionismo. Ci deve essere l’interesse di lavorare il giovane, piuttosto che usarlo come bancomat. Il numero di giovani che arrivano ai livelli alti di A e B provenienti dalla C è molto basso”. 

A proposito di Serie C, dove collocare il Catania in vista della prossima stagione nel girone C?
“Il Bari lo inserisco tra le favorite ma anche l’Avellino, il Pescara se sarà nel gruppo C, così come il Catanzaro. Poi vanno citate Palermo, Catania e la neo promossa Messina che non penso farà da spettatrice. Non dimentico Taranto, Foggia, Cosenza, Juve Stabia… anche quest’anno il girone C è veramente tanta roba. Il Catania lo vedo un pò dietro rispetto alle altre ma molte volte ti senti più libero di sbagliare se hai meno aspettative sulla carta e, magari, viene fuori un campionato importante. Ci sono una decina di piazze da Serie B nel raggruppamento meridionale”.

Come valuti il lavoro svolto da Pellegrino lo scorso anno e quanto sarà complicato per il Catania operare sul mercato adesso?
“Secondo me ha svolto assolutamente un buon lavoro in una situazione non semplice, e non lo sarà neanche quest’anno. Poi c’è il giocatore che rende di più, chi meno. Nella passata stagione il Catania ha avuto un cambio di allenatore e questo può creare delle difficoltà. Adesso può fare bene anche operando con un budget ridotto. E’ il caso di fare degli esempi concreti. In B il Cittadella è il club che spende in assoluto meno degli altri eppure negli ultimi anni ha sfiorato due volte la A. L’Albinoleffe ha speso pochissimo ed è arrivato in semifinale. Renate e Pontedera hanno fatto campionati di vertice. Catania dalla sua ha una piazza che le altre non hanno. Giocatori che devono riscattarsi o di buon livello con ingaggi normali ce ne sono in C. Sicuramente il Catania farà di necessità virtù, magari non mettendo solo davanti il nome ma l’uomo, la motivazione, il blasone della piazza che ha sempre il suo fascino. Se hai in rosa 20 giocatori importantissimi non è sempre detto che sia qualcosa che funzioni. Vedi il Bari, il Monza in B. Ai miei tempi non avevamo calciatori pieni di stelle, eppure trovando l’alchimia giusta, costruendo gruppi di uomini importanti e bravi ragazzi siamo riusciti a battere squadre in teoria molto più forti di noi. Io prendo sempre ad esempio mister Castori che stimo tantissimo, è partito dalla terza categoria facendo squadre con 20 cani rabbiosi. Quello ha fatto la differenza”. 

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