SPEZIALE: “Chi è in carcere va aiutato. Ho deciso di andare all’estero per riprendere in mano la mia vita”

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Nel 2007 la morte dell’ispettore Filippo Raciti a Catania. Antonino Speziale, che allora aveva 17 anni e fu condannato per omicidio, ha scontato la pena rivendicando la sua innocenza. Adesso cerca di rifarsi una vita all’estero. Ne parla rilasciando alcune dichiarazioni ai microfoni de L’Espresso:

“Non è facile dover vivere all’interno delle carceri già in un momento normale, figuriamoci in un momento di pandemia, non c’è nessun interesse e nessuno ti aiuta. Ci si è dimenticati che le persone in carcere sono comunque persone e negli ultimi due anni le conseguenze delle carenze delle carceri sono triplicate con la pandemia. La situazione è disastrosa, se c’è una cosa di cui voglio parlare è questa: chi è in carcere deve essere aiutato. Chi sta vivendo la pandemia dentro un circuito chiuso sta soffrendo di più”.   

Ho deciso di andare via e girare il mondo per riprendere in mano la mia vita. Uscito dal carcere non è facile trovare lavoro quindi ho deciso di recuperare, vedere il mondo e riprendermi il tempo perduto. Lavoricchio e intanto mi impegno per aumentare il mio bagaglio di esperienze, conoscere le lingue e fare pratica nei lavori che ho avuto modo di studiare in carcere solo nella loro parte teorica”.

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