MARISA GRASSO: “Se è necessario chiudere le porte dello stadio, chiudiamole”

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Marisa Grasso, vedova dell’ispettore di polizia Filippo Raciti che perse la vita il 2 febbraio del 2007 a seguito degli scontri fuori dallo stadio “Massimino” tra tifosi etnei e forze dell’ordine, parla all’AdnKronos dei disordini di ieri a Padova:

“Sono passati 17 anni dalla morte di Filippo, 17 anni di vita per ricostruire. Un uomo che non c’è più, una famiglia distrutta, anni a lottare e proprio ieri, la festa del papà. Stamattina poi mi sveglio con articoli di giornale che mi riportano indietro con la mente e mi fanno pesare ancora di più quello che è successo. Non posso accettare questa brutta e triste realtà”.

“La vita di Filippo si è spenta il 2 febbraio del 2007 e ci furono prese di posizione segnandolo come anno zero. Certe cose non dovevano più avvenire. Invece pesa leggere e vedere scene di violenza dei tifosi del Catania a Padova, colleghi di mio marito che intervengono, all’indomani della festa del papà ancora di più pensando anche allo stato d’animo dei miei figli. La violenza di pochi distrugge il lavoro di tanti che piano piano si costruisce nel tempo. Ci vogliono pene esemplari, certe e rigide affinchè qualcosa possa cambiare. Se è necessario chiudere le porte dello stadio, chiudiamole”. 

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