Diario di bordo, Day 5: la rabbia è tanta, solo adesso movimenti significativi

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Eppur si muove, anche se con un ritardo letale, e per una prospettiva dal sapore diverso rispetto a quella della salvezza del ramo calcistico. È trascorso poco tempo dal dramma sportivo vissuto dalla città di Catania e i movimenti di imprenditori locali e non si stanno intensificando.

Chiamate per individuare possibili sodalizi, messaggi per sondare il terreno e cominciare a proporsi. Sta succedendo, a 5 giorni dalla revoca del titolo sportivo alla città che è costata l’addio al professionismo. Questo deve indurre ad importanti riflessioni. Qual è la portata economica e la potenzialità di investimento di queste realtà che stanno provando l’approccio per la costruzione di un nuovo Catania? Ed ancora, quando sapremo se effettivamente si potrà lottare in Serie D l’anno prossimo e non in un campionato minore?

Su diverse testate giornalistiche leggiamo in queste ore che Catania ha bisogno di investitori seri, con credenziali milionarie, per tornare ai più alti livelli. E hanno ragione. Ma questi titolati imprenditori avranno voglia di fare un viaggio alle pendici dell’Etna e credere in questa terra martoriata e bellissima? Va capito.

Ancora è troppo presto per capire a chi potrebbe andare il nuovo titolo sportivo, ma una cosa è certa e va ribadita. Fa rabbia pensare che ciò che poteva essere salvato oggi è sepolto e quasi con noncuranza superato da una corsa all’affare. Il calcio è un business ma è anche un amore del popolo che va rispettato.

Naturalmente si attende con ansia la pubblicazione del bando, mentre ci si interroga su tempistiche e qualità dello stesso.

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