ESCLUSIVA – Criniti: “Scomparsa Catania mazzata enorme. Ai playoff se la sarebbe giocata con chiunque. Per vincere in D bisogna puntare sui giovani”

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Contattato dalla nostra redazione, l’ex attaccante rossazzurro Antonio Criniti ha espresso la propria opinione sulle ultime vicende del Catania. Queste le sue dichiarazioni:

Totò, cosa puoi raccontarci della tua breve esperienza in rossazzurro e cosa ha rappresentato Catania per te?
Catania è una piazza importante che rappresenta una delle realtà più significative del Sud anche a livello calcistico. Chi viene a giocare in questa città sa benissimo di indossare una maglia prestigiosa e di dover sempre dare il massimo. Per ciò che mi riguarda io, insieme al mio procuratore, abbiamo accettato immediatamente la proposta del Catania perché a quei tempi era una delle società più importanti d’Italia. Anche oggi comunque, al di là di ciò che è successo, per me rimane una delle realtà più rilevanti dell’intera penisola.

Senza i problemi societari dove sarebbe potuta arrivare questa squadra?
Ho seguito il percorso degli etnei in questa stagione e, avendo un notevole potenziale offensivo, credo che ai playoff questa squadra se la sarebbe potuta giocare con tutti. Escludendo il Bari, che ha ammazzato il campionato, per gli spareggi promozione vedevo favorite Catanzaro, Avellino e proprio il Catania. Anche con il Palermo, altra mia vecchia conoscenza, credo che se la sarebbe potuta giocare ad armi pari. Potendo contare poi su uno stadio caldo come il Cibali sicuramente nessuno avrebbe avuto vita facile contro i rossazzurri ed in pochi sarebbero stati in grado di vincere a Catania.

Secondo te si sarebbe potuto agire diversamente per terminare almeno la stagione?
Essendo una domanda prettamente burocratica sinceramente non saprei rispondere, tuttavia a mio modesto parere si sarebbe potuto fare meglio e di più. Diciamo che alla fine hanno mollato un po’ tutte le parti, fermo restando però che questa è stata una sconfitta per tutti.

Che effetto ti ha fatto la scomparsa del Calcio Catania 1946?
Per me che a Catania ho lasciato tanti amici, sono stato amato dai tifosi e ho perfino indossato la fascia di capitano, è stata una mazzata enorme. Sinceramente non me l’aspettavo. Credevo che sarebbero potute arrivare delle penalizzazioni o provvedimenti simili ma non che scomparisse definitivamente la società. È stata una vera e propria tragedia sportiva.

Perché nessuno si è fatto avanti per salvare il titolo sportivo?
Domanda da un milione di dollari. In questo momento di soldi in giro ce ne sono davvero pochi ed ancora meno di imprenditori disposti ad investire. In più bisogna aggiungere anche la presenza di tanti debiti pregressi che magari hanno fatto desistere chi avrebbe potuto immettere i propri capitali per rilevare il club. L’ideale sarebbe stato trovare un presidente, come ai nostri tempi fece Gaucci, disposto ad investire ma avendo dietro una consistente disponibilità economica. Purtroppo però, visto anche il momento attuale, non era semplice trovare una figura del genere.

Tu che hai anche calcato i campi di Serie D ed Eccellenza, cosa serve per vincere in queste categorie e quali insidie si potrebbero nascondere per il nuovo Catania?
In teoria già solo il nominare Catania in queste categorie dovrebbe incutere paura; purtroppo il problema è che con il titolo, la storia ed il blasone non vinci. Servono gente di categoria e, soprattutto, attaccanti in grado di segnare in qualsiasi modo. Questi sono campionati nei quali, non essendoci lo stesso tasso tecnico delle categorie professionistiche, è difficile costruire gioco, ma se sei ben organizzato, ingaggi i calciatori giusti e gente che fa gol il campionato lo vinci.

Cosa ti aspetti nella prossima stagione?
La serie D è una C2 mascherata con squadre anche importanti presenti nel probabile girone del Catania, per cui non sarà semplice vincere. Tuttavia rispetto ad altri scenari (Eccellenza) sarebbe la categoria di ripartenza più appropriata per il blasone e l’importanza della piazza e della città. Per puntare al salto di categoria e partire leggermente più avvantaggiati rispetto ad altre compagini sarà necessario investire bene almeno 1 milione/1 milione e mezzo, ingaggiando gente di categoria e puntando soprattutto sugli under. La vera differenza nelle categorie dilettantistiche la fanno i giovani, quindi devi essere bravo nello scovare i giocatori giusti, in grado di reggere le pressioni di questa piazza. Si dovrà fare veramente un lavoro certosino reperendo anche un allenatore ed uno staff dirigenziale che conoscano la categoria, altrimenti rischi di vivere un vero e proprio fallimento sportivo. L’imperativo per una piazza come quella etnea è di vincere immediatamente e ritornare, già a partire dal prossimo anno, tra i professionisti per poi puntare, quanto prima, al ritorno nel calcio che conta.

Si ringrazia Antonio Criniti per la cortesia, disponibilità ed il tempo concesso per l’intervista.

 

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