Dario Marcolin, con trascorsi anche da allenatore e vice allenatore a Catania, a La Gazzetta dello Sport ricorda l’esperienza condivisa in panchina con l’indimenticato Sinisa Mihajlovic:
“Sono stato prima compagno di squadra all’Inter e poi il suo secondo a Catania e Firenze. Le nostre famiglie sono molto unite. Ho vissuto Sinisa in ogni sua fase. Papà straordinario, severo ma che poi si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni, allenatore diretto. Pretendeva sempre qualcosa di nuovo, mi martellava su questo. Quando è stato ricoverato per la prima volta ero a lì a Bologna. Appena siamo potuti entrare da lui, con la moglie, ci ha detto che prendeva 21 pasticche al giorno ma ha sempre reagito. Ha fatto il trapianto di midollo, è uscito e ha ripreso a fare tutto. È tornato anche a giocare a padel con me. Pretendeva sempre tantissimo da se stesso. Otto giorni prima di morire è andato a correre col figlio ed era lui che diceva al padre “dai, basta così”. Non voleva mollare. L’ultima volta che è entrato in ospedale era un sabato, il martedì dopo i medici dicevano che stava per morire. Se n’è andato il venerdì. È riuscito a regalarci qualche altro giorno”.
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