CATANIA PASSIVO E POCO LUCIDO: illusione Bisceglie, emergono i limiti della squadra. Serve una scossa

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L’immediato ritorno alla vittoria aveva fatto illudere il Catania che fosse tornato sulla retta via. Lo 0-3 di Bisceglie non è invece bastato a voltare pagina dopo la cocente delusione nel derby.

Finalmente i rossazzurri avevano potuto ricaricare le pile, preparando il confronto con il Teramo attraverso una settimana di lavoro quasi piena. Il rettangolo verde, giudice insindacabile, ha però regalato una nuova amarezza a tifosi e squadra. Catania sconfitto in casa (per la seconda volta consecutiva) al cospetto del Teramo, in quello che rappresentava uno scontro diretto in piena regola. A prescindere dallo 0-1 finale, non convincono soprattutto le modalità del ko. Come giustamente ha fatto notare l’allenatore dei diavoli Massimo Paci, non si ricordano interventi significativi del portiere avversario. Merito della disposizione tattica di un Teramo equilibrato ed efficace, che ha deciso di giocarsela a viso aperto senza alcun timore.

La qualità della squadra biancorossa da centrocampo in su ha offuscato le idee di un Catania prigioniero dei soliti difetti, confuso, passivo, poco lucido e a tratti presuntuoso. Piazzando tutti gli uomini offensivi nel secondo tempo si pensava che, come spesso accaduto quest’anno, nella ripresa l’Elefante potesse rimontare allo svantaggio iniziale. In verità non tutte le ciambelle riescono col buco. Regalare un tempo agli avversari non può essere la costante. Mister Giuseppe Raffaele aveva sottolineato alla vigilia l’importanza di proseguire la strada del silenzio e dei fatti. Fatti che, tuttavia, mostrano i limiti strutturali di una rosa che pecca di qualità in mezzo al campo.

Si avverte la mancanza di un centrocampista dai piedi buoni mentre, sulle corsie laterali – cavallo di battaglia delle squadre di Raffaele – il Catania spinge poco e male. Nel primo tempo i rossazzurri hanno subito nettamente il gioco del Teramo; nei secondi 45′, il passaggio al 4-2-4 facendo ricorso continuo ai lanci lunghi nella speranza che il solito Sarao togliesse le castagne dal fuoco, non ha sortito gli effetti sperati solleticando appena la retroguardia abruzzese. Il solo Piccolo, il cui rientro in campo è stato forzato essendo reduce da un infortunio di rilevante entità (l’infermeria piena è un’altra costante di questa squadra), ha provato ad accendere la luce a 20′ dal triplice fischio.

Per il resto il Catania camminava in campo, molti giocatori davano quasi l’impressione di essere svogliati e con poco mordente. A differenza di un Teramo sempre aggressivo, determinato e sul pezzo. Claiton ha fatto autocritica nel post-gara, spronando i compagni a dare qualcosa in più, mentre Raffaele ha parlato di un Catania che ha perso brillantezza. Sta di fatto che i segnali emersi sono quelli di un’involuzione preoccupante in vista del rush finale. Oggi il Catania è brutto e impalpabile, non riesce a sopperire ai limiti. Serve una scossa per chiudere a testa alta la stagione, pena il rischio di cadere nell’anonimato.

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