Nei giorni scorsi abbiamo sentito telefonicamente l’ex centrocampista Dino Di Julio, protagonista con la maglia del Catania e che nella stagione ’98/99 diede un contributo prezioso per vincere il campionato di C2 con Piero Cucchi alla guida tecnica. Raffaele Esposito fu un altro componente di quella rosa che si è guadagnato l’affetto dei tifosi catanesi, vivendo emozioni uniche ed irripetibili sotto l’Etna. Oggi allena con profitto la Vibonese, in Serie D. Ha concesso un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com con molti spunti di rilevante interesse.
Ti sblocco un ricordo, Catania. Cosa pensi di quell’esperienza vissuta rappresentando i colori rossazzurri?
“E’ un ricordo che porto ancora dentro. Vincemmo il campionato di C2, posso assicurare che vincere un campionato non è mai semplice. Soprattutto in una piazza così importante e prestigiosa come Catania, con tanta passione da parte dei tifosi. Parliamo di una piazza esigente. Quando vinci a Catania è ancora più bello, questa città merita senza dubbio palcoscenici più importanti della C”.
Quella squadra ha qualcosa che riconosci nel Catania di oggi?
“Io il Catania lo seguo sempre. A volte capita anche di guardare qualche partita dal vivo. Ad esempio nella passata stagione ho assistito al match di Pescara ai playoff. Sì, vedo delle somiglianze con questo Catania. A partire dal sistema di gioco. Una squadra che bada più alla sostanza, confermo che qualcosa di simile c’è ma quello era tutto un altro calcio. Parliamo di circa 30 anni fa. I giocatori erano molto più legati ai tifosi. Noi eravamo in contatto diretto con la gente, c’era un legame forte con i tifosi. Si era creata un’atmosfera attorno alla squadra molto familiare. Non a caso quel Catania viene ricordato ancora oggi dal popolo rossazzurro. Si respirava una bellissima atmosfera, ci allenavamo a Monte Po, nelle amichevoli del giovedì c’erano un migliaio di persone al seguito. Dopo quell’annata, le sensazioni e motivazioni che mi trasmettevano non le ho più avute nella mia carriera da calciatore, pur avendo giocato in piazze importanti come Padova, Trapani e Juve Stabia. Loro riuscivano a darmi quel quid in più in campo che mi portava a fare bene la domenica”.
Ti ha formato tanto l’esperienza di Catania.
“Avevamo 20mila e più tifosi in casa a sostenerci. L’anno dopo tornai al Padova, piazza che veniva dalla A ritrovandosi in C nel giro di tre anni. Mentalmente il ritorno non mi giovò. Perchè quelle emozioni provate a Catania non le ho vissute minimamente a Padova, essendo anni di delusioni nell’ambiente andavano allo stadio in circa 2-3mila persone. Come un’amichevole del giovedì a Catania. Fu più una mazzata a livello emotivo per me andare via da Catania, che anche se militava in C con quel pubblico era come giocare in Serie B o A. Ebbi, tra l’altro, la possibilità di rimanere a Catania. Ero in prestito, a fine anno il Padova mi richiamò alla casa madre con Gianni Di Marzio direttore sportivo mentre Guido Angelozzi venne a fare il diesse a Catania e voleva riscattarmi. Di Marzio però puntava forte su di me. Sono convinto che se fossi rimasto avrei sviluppato tutt’altro tipo di carriera, perchè a Catania stavo benissimo e mi sentivo apprezzato”.
Hai parlato dei 20mila tifosi rossazzurri al seguito. Ancora oggi cambiano le categorie ma lo scenario è lo stesso. L’entusiasmo del ‘Massimino’ quanto può effettivamente incidere?
“Il tifo alle pendici dell’Etna era, è e sarà sempre un valore aggiunto, assolutamente. Io sono venuto a Catania anche da avversario sedendo sulla panchina della Casertana. Quando ce l’hai a favore è un pubblico che spinge tanto, si fa sentire, spinge fino in fondo i propri giocatori a dare qualcosa in più. Fa la differenza. Il sostegno di tifosi catanesi si sente ovunque perchè Catania è una piazza bellissima, appassionata ed affamata di calcio”.
Un valore aggiunto in un campionato comunque difficile, che ad oggi vede tre squadre nei piani alti della classifica che probabilmente si giocherano fino alla fine la vetta.
“Personalmente vedo Catania e Salernitana davanti a tutti. Il Benevento è una squadra forte, che farà bene, allenata da un tecnico esperto e preparato, però come formazioni più accreditate per il primato indico rossazzurri e granata. Poi ci può sempre essere qualche sorpresa. Non voglio essere di cattivo auspicio, ma di solito per le squadre di Toscano il primo anno è di assestamento mentre il secondo rappresenta quello in cui l’obiettivo viene raggiunto. La sfortuna è che quest’anno c’è la Salernitana, formazione molto forte e con giocatori di categoria superiore ma il Catania non è da meno. La C è un campionato difficile. Bisognerà attendere le ultime 7-8 partite per capire bene chi potrebbe prendere il sopravvento sulle altre. Ci sarà un testa a testa tra Salernitana e Catania secondo me, con il Benevento pronto ad inserirsi insieme a qualche altra possibile sorpresa che può essere il Cosenza, Casarano oppure il Crotone. Aggiungo che il mercato di gennaio sarà fondamentale per chi avrà bisogno di mettere dentro qualcosa in più. Può cambiare gli equilibri. Chiamandoti Catania o Salernitana riesci anche a convincere qualche calciatore magari a scendere dalla B”.
Adesso per il Catania c’è l’ostacolo Casertana da superare.
“Caserta è una piazza che conosco bene, dato che sono stato lì da allenatore. Confermo che è un campo difficile da espugnare, tra l’altro è una squadra che sta facendo un buon campionato, i falchetti sono in fiducia. Sicuramente non sarà una partita semplice per la formazione di Toscano ma il Catania, se vuole ambire ad alti livelli e continuare a fare bene sa che è fondamentale incamerare punti anche su questi campi complicati”.
Come va la tua avventura sulla panchina della Vibonese?
“Mi sto trovando molto bene. Mi sento apprezzato, questo è uno stimolo in più per fare bene e dare ancora qualcosina di più a questa gente che ha riposto molta fiducia in me. Insieme al mio staff stiamo facendo un grandissimo lavoro e ringrazio i ragazzi che mi seguono alla lettera facendo ottime prestazioni in un campionato molto equilibrato e difficile, dove il livello si è alzato tantissimo rispetto agli ultimi anni quando c’erano Siracusa, Trapani e lo stesso Catania che lo hanno stravinto con qualche mese d’anticipo. Noi possiamo essere tra le squadre in lotta fino alla fine perchè le qualità per farlo non ci mancano. Spero anche in un pizzico di fortuna. Ad esempio domenica non siamo stati fortunati avendoci annullato l’arbitro un gol regolarissimo a 10′ dalla fine per poi prendere gol allo scadere, una bella mazzata ma i ragazzi hanno capito di avere fatto una buonissima prestazione e sono consapevoli della loro forza”.
Si ringrazia Raffaele Esposito per la gentile concessione dell’intervista.
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